JAZZ
TEDDY EDWARDS with LES McCANN - ITS ABOUT TIME (1959) TEDDY EDWARDS - SUNSET EYES (1959/1960) TEDDY EDWARDS - TEDDYS READY! (1960) TEDDY EDWARDS - HEART & SOUL (1962) Questo magnifico poker
dassi ci ricorda un protagonista del cool
californiano che attende ancora riscontri degni del suo
talento. MARTY EHRLICH - LINE ON LOVE (2003) MARTY EHRLICH - NEWS ON THE RAIL (2004) DUKE ELLINGTON - INDIGOS (1957) DUKE ELLINGTON - SUCH SWEET THUNDER (1957) Prediligere un singolo album nella sterminata, eccelsa discografia di Duke Ellington è praticamente impossibile. Such Sweet Thunder, tuttavia, possiede alcune caratteristiche che lo legittimano al rango di classico: 1) lispirazione, che comunque non verrà mai meno, è al culmine e in quegli anni produceva capolavori come Indigos, A Drum Is A Woman, Anatomy Of A Murder; 2) la simbiosi intellettuale e artistica con Billy Strayhorn rimane intatta, prodigiosa, imperscrutabile; 3) la formazione moderna annovera ancora tutti i fedelissimi del Maestro (Johnny Hodges, Paul Gonsalves, Harry Carney, Cat Anderson, Russell Procope, Ray Nance, Quentin Jackson); 4) la tecnologia hi-fi già allora consentiva di riprodurre la musica con estrema accuratezza. Limpegnativo tema letterario dilaga fin sulla copertina, che anticipa la dotta recensione di Irvin Townsend. Certi incontri sono predestinati e la visita del duca allo Stratford Shakespearean Festival (Ontario, Canada) suggerì allistante lidea di un tributo jazz al bardo inglese. Gli immortali personaggi di Shakespeare si affacciano a turno dalle sublimi partiture dellopera: Otello e Desdemona entrano in scena introdotti dal tema blues di Such Sweet Thunder; il clarinetto di Jimmy Hamilton racconta il tragico destino di Giulio Cesare (Sonnet For Caesar); solo il passionale contralto di Johnny Hodges poteva rappresentare degnamente lamore senza speranza tra Romeo e Giulietta (The Star-Crossed Lovers); un sofisticato valzer scandito dai sassofoni cela, in realtà, la malvagia natura di Lady Macbeth (Lady Mac); in linea col poliedrico stile ellingtoniano, The Telecasters combina i caratteri di Iago e delle Tre Streghe, analoghi ma tratti da drammi diversi e, rispettivamente, interpretati dal baritono di Harry Carney e dalla sezione tromboni; la sordina di Quentin Jackson esprime larguzia di una celeberrima bisbetica (Sonnet For Sister Kate); le schermaglie romantiche del Sogno Di Una Notte Di Mezza Estate rivivono sul giocoso swing di Up And Down, Up And Down (I Will Lead Them Up And Down); la falsa follia di Amleto è amplificata dai pazzeschi acuti della tromba di Cat Anderson (Madness In Great Ones). Orbene, su il sipario mai come stasera sarà ars gratia artis. - B.A. DUKE ELLINGTON - ANATOMY OF A MURDER (1959) DUKE ELLINGTON - DUKE ELLINGTON MEETS COLEMAN HAWKINS (1962) DUKE ELLINGTON - THE FAR EAST SUITE (1966) DUKE ELLINGTON - ... AND HIS MOTHER CALLED HIM BILL (1967) DUKE ELLINGTON - LATIN AMERICAN SUITE (1968/1970) DUKE ELLINGTON - NEW ORLEANS SUITE (1970) DUKE ELLINGTON - THE AFRO-EURASIAN ECLIPSE (1971) DUKE ELLINGTON - TOGO BRAVA SUITE (1971) DUKE ELLINGTON - THE ELLINGTON SUITES (1959/1971/1972) DUKE ELLINGTON - UP IN DUKES WORKSHOP (1969/1972) ENSEMBLE 9 - CHILDREN OF THE NIGHT (2000) Le sofisticate partiture di Oliver Nelson sono il primo riferimento che viene in mente ascoltando questo gustosissimo album dellEnsemble 9, brillante formazione diretta dal trombettista Rob Parton. Lampia sezione fiati stende il colore base su cui Parton disegna eleganti arrangiamenti caratterizzati dal gusto per la varietà ritmica e per una vigorosa polifonia strumentale. I brani selezionati sono unautentica antologia del jazz moderno e offrono abbondanza di spazio per i fraseggi dei vari solisti: oltre allautorevole voce del leader, si fanno notare Karl Montkza al piano, Mark Colby al tenore, Paul McKee e Michael Moore al trombone e il disinvolto, scattante batterista Bob Rummage. È raro ascoltare interpretazioni così emozionanti dei sacri testi di Wayne Shorter (Children Of The Night; Footprints), Sam Rivers (Beatrice), Miles Davis (Nardis), Herbie Hancock (One Finger Snap), Charles Mingus (Goodbye Pork Pie Hat) e John Coltrane (Naima). Per chi ricorda con nostalgia la big band di Mel Lewis e Thad Jones, è un CD da non lasciarsi scappare. - B.A. DIE ENTTÄUSCHUNG - DIE ENTTÄUSCHUNG (THELONIUS MONK) (1995) DIE ENTTÄUSCHUNG - DIE ENTTÄUSCHUNG (1995) DIE ENTTÄUSCHUNG - DIE ENTTÄUSCHUNG (1997) DIE ENTTÄUSCHUNG / ALEXANDER VON SCHLIPPENBACH - MONKS CASINO (2004) DIE ENTTÄUSCHUNG - DIE ENTTÄUSCHUNG (2006) DIE ENTTÄUSCHUNG - DIE ENTTÄUSCHUNG (2009) PETER ERSKINE - PETER ERSKINE (1982) PETER ERSKINE - SWEET SOUL (1999) PETER ERSKINE / DAVE CARPENTER / BOB SHEPPARD - MUSIC FOR MODERNS (2005) PETER ERSKINE / TIM HAGANS - WORTH THE WAIT (2006) PETER ERSKINE / TIM HAGANS - THE AVATAR SESSIONS (2009) BOOKER ERVIN - THATS IT! (1961) Registrato poco prima di inaugurare la celebre serie dei volumi Prestige(The Freedom Book; The Song Book; The Blues Book; The Space Book), Thats It! ritrae Booker Ervin in un felice momento di sincera ispirazione. Reduce dalle tumultuose sedute dirette da Charles Mingus per Columbia (Mingus Ah Um) e Atlantic (Blues & Roots), il sassofonista texano risponde allinvito del produttore/critico Nat Hentoff ed entra in studio per la Candid insieme a Horace Parlan (pianoforte)*, George Tucker (contrabbasso), Al Harewood (batteria). Il fecondo clima di quegli anni esalta laggressivo profilo dellimprovvisatore che, su Mojo e Boo, cavalca la sezione ritmica con impeto nerboruto, alternando fraseggi convulsi e frenetici a note lunghe e perentorie. Il sontuoso timbro del sax tenore asseconda con solennità la lenta marcia della ballad (Uranus) e del blues (Bookers Blues). Attratto dalle rispettive sequenze di accordi, Ervin interpreta Poinciana e Speak Low volteggiando agilmente sulle armonie dei due splendidi evergreen. Una seconda edizione in vinile di Thats It! fu pubblicata dalla Barnaby nel 1971. [P.S. - *Il pianista partecipò allalbum nascosto dietro uno pseudonimo - Felix Krull - perché sotto contratto con la Blue Note.] - B.A. BOOKER ERVIN - EXULTATION! (1963) BOOKER ERVIN - THE FREEDOM BOOK (1963) BOOKER ERVIN - THE SPACE BOOK (1964) Desideroso
di affrancarsi dalle ingombranti figure di riferimento - Charles
Mingus per cui aveva suonato su Mingus Ah Um e Blues & Roots, Nat
Hentoff produttore delleccellente Thats It! - Booker
Ervin inaugura la celebre serie personale dei
volumi Prestige,
immortalando per i posteri il culmine del proprio stato
di grazia. BOOKER ERVIN - THE SONG BOOK (1964) BOOKER ERVIN - THE BLUES BOOK (1964) BOOKER ERVIN - THE TRANCE (1965) BOOKER ERVIN - HEAVY!!! (1966) BILL EVANS - THE COMPLETE RIVERSIDE RECORDINGS (1956/1963) BILL EVANS - THE COMPLETE FANTASY RECORDINGS (1973/1979) BILL EVANS - CROSSCURRENTS (1977) Tra i brani che definiscono la quintessenza del jazz - Come, Gone di Sonny Rollins (Way Out West), Giant Steps di John Coltrane (Giant Steps), So What di Miles Davis (Kind Of Blue), Goodbye Pork Pie Hat di Charles Mingus (Mingus Ah Um) ogni ascoltatore ha i propri - vorremmo inserire ladattamento di uno standard in grado di svelare, a chi ne conosca la melodia originale, il mistero dellimprovvisazione. Liberamente esposto per un minuto e quindici secondi dai sax intersecati a cappella di Lee Konitz (alto) e Warne Marsh (tenore), il tema di Night And Day arriva stravolto alla fine del ciclo armonico quando, un attimo prima che i due fiati esalino lultimo respiro, il tocco soprannaturale di Bill Evans inizia a carezzare i tasti del piano per unennesima, geniale variazione sulle immortali note di Cole Porter. Scandita dallelegante sostegno ritmico di Eddie Gomez (contrabbasso) ed Eliot Zigmund (batteria), il resto della scaletta di Crosscurrents si sviluppa sulla stessa falsariga progettuale, con superbe rivisitazioni di evergreen come Evry Time We Say Goodbye, Pensativa, Speak Low. Ripresa da un eccellente album Blue Note del batterista Pete La Roca (Basra), Eiderdown è una pregevole pagina scritta da Steve Swallow. When I Fall In Love è un evocativo duetto Evans/Konitz dedicato alla memoria di Richie Kamuca. [P.S. - A riprova dellinesauribile talento dei tre solisti, la ristampa CD contiene una seconda registrazione di Night And Day nella quale, partendo dallo stesso arrangiamento, i rispettivi fraseggi prendono tutta unaltra strada.] - B.A. BILL EVANS - THE BRILLIANT / CONSECRATION 1 / CONSECRATION 2 (1980) BILL EVANS & STAN GETZ - STAN GETZ & BILL EVANS (1964) BILL EVANS / JIM HALL - UNDERCURRENT (1962) Personaggio riflessivo e appartato, Jim Hall ha inciso con numerosi solisti (Sonny Rollins, Bill Evans, Ron Carter, Paul Desmond, Art Farmer, Lee Konitz etc.), inserendosi sempre in modo pertinente e inventivo. Uno dei migliori incontri è quello col pianista Bill Evans, amante, al pari di Hall, delle sfumature sottili e del lirismo controllato. Latmosfera quieta e le sonorità smorzate valorizzano al massimo il suo gioco armonico finissimo, sorretto da una tecnica robusta, ma fatto di poche note, accuratamente scelte e disposte. - E.I.J. BILL EVANS / JIM HALL - INTERMODULATION (1966) GIL EVANS - GIL EVANS AND TEN (1957) GIL EVANS - NEW BOTTLE OLD WINE (1958) Il sax alto di Cannonball Adderley è lunica voce solistica, e ha modo di dispiegare il suo stile fluido e legato, sorretto da orchestrazioni preziose, dai colori cangianti, di classici del jazz quali Manteca, 'Round Midnight, King Porter Stomp. - E.I.J. GIL EVANS - GREAT JAZZ STANDARDS (1959) GIL EVANS - OUT OF THE COOL (1960) Scelta difficoltosa, arbitraria, spesso discutibile quella di stilare la classifica dei migliori dischi jazz di tutti i tempi. Eppure, immancabilmente, le graduatorie più avvedute* riportano Out Of The Cool di Gil Evans (insieme a Way Out West, For Real!, Time Out, Kind Of Blue, Smack Up, Giant Steps, Mingus Ah Um, Workout, Free Jazz, Know What I Mean?, Out Front, The Blues And The Abstract Truth, One Step Beyond, The Sidewinder, Out To Lunch!, Point Of Departure, Speak No Evil, Free For All, Talkin About!, In n Out, Unity, E.S.P., Red Clay etc.). Accanto ai capolavori incisi con Miles Davis (Miles Ahead; Porgy And Bess; Sketches Of Spain) e Kenny Burrell (Guitar Forms) infatti, è questo il titolo che meglio illustra la visione estetica del grande canadese. A capo di un organico in cui la parata dei fiati [tre tromboni, una tuba, due trombe, tre sassofoni, un fagotto] è condotta da una spettacolare sezione ritmica [Ray Crawford (chitarra); Ron Carter (contrabbasso); Elvin Jones, Charlie Persip (batteria)], larrangiatore/pianista dona a ciascuna pagina dellalbum linconfondibile tocco della sua personalità. Alternando roboanti stoccate collettive e tenui sfumature timbriche, Evans impiega lorchestra come una tavolozza carica di colori accesi per esprimere lemozione (palese o recondita) presente in ogni partitura. La Nevada è una lunga corvé semi-improvvisata in cui si succedono gli assoli di Johnny Coles (tromba), Tony Studd (trombone basso), Budd Johnson (sax tenore) e Ray Crawford (chitarra). Where Flamingos Fly è una ballad dagli echi esotici in cui risuona il blasonato trombone di Jimmy Knepper. Il regista de paura Rokko Smithersons apprezzerebbe le sinistre atmosfere di Bilbao Song, dolente tema scritto da Kurt Weill per lopera Happy End di Bertolt Brecht, e di Stratusphunk, sofisticata composizione di George Russell già incisa anche dallautore pochi mesi prima (Stratusphunk). Levocativa tromba di Coles riaffiora insieme al tesoro sommerso di Sunken Treasure, per esporre una stupenda melodia firmata da Evans. Il gran finale è allinsegna dellhard-bop, con la superba interpretazione di Sister Sadie, classico Blue Note di Horace Silver (Blowin The Blues Away). [P.S. - *Un esempio per tutti, la core collection dellautorevole, prestigiosa Penguin Guide To Jazz.] - B.A. GIL EVANS - THE INDIVIDUALISM OF GIL EVANS (1963/1964) Fatevi
un regalo: staccate la spina per un giorno
nessuno
sentirà la vostra mancanza
in fondo sono solo
poche ore
dalla sera prima alla tarda mattinata
successiva
per riscoprire il significato
dellespressione ars
gratia artis bastano un paio di CD
infilate nello zainetto The Individualism Of Gil Evans
e Guitar Forms
salite in moto
guidate verso la costa
rintanatevi nellappartamento sul lungomare
la bassa stagione vi accorderà il lusso di un
condominio deserto
per cena trancio di pizza e
birra
il fedele impianto stereo
delladolescenza relegato nella seconda casa vi sta
aspettando
lo spettacolo può iniziare
GIL EVANS - BLUES IN ORBIT (1971) GIL EVANS - THE GIL EVANS ORCHESTRA PLAYS THE MUSIC OF JIMI HENDRIX (1975) Modernità di Gil Evans: gli piaceva il rock esortato allincontro con Jimi Hendrix da un entusiasta Miles Davis, larrangiatore canadese vagheggiava lidea di rivivere in studio momenti analoghi alle memorabili esperienze discografiche condivise col divino (Miles Ahead, Porgy And Bess, Skecthes Of Spain) il sogno si infranse contro unoverdose letale, a pochi giorni dal rientro del chitarrista negli U.S.A., ma Evans non abbandonò il progetto di un album dedicato alla musica di Hendrix, anche se prima che riuscisse a realizzarlo passarono altri quattro anni. Di nuovo a capo di una orchestra allaltezza, Gil seleziona il repertorio con grande acume, compilando la perfetta sintesi jazz di quel catalogo prezioso e originalissimo. Collaudata la scaletta in un concerto propedeutico alla Carnegie Hall, nel Giugno del 1974 Evans manipola in laboratorio - le 16 piste dello studio RCA a New York - otto sanguigne canzoni elettriche trasformandole in altrettante, ampie pagine dedicate allimprovvisazione. La sfilata dei solisti è eccezionale: suggestivi echi zappiani ispirano David Sanborn (sax alto) e Billy Harper (sax tenore) per cesellare, rispettivamente, le melodie di Angel e Castles Made Of Sand (la seconda unita in medley a Foxy Lady); dispensati da qualsiasi obbligo accademico, John Abercrombie e Ryo Kawasaki incrociano le chitarre sullimmortale DNA swing di Up From The Skies; alternando la tromba al microfono, Marvin Hannibal Peterson è protagonista di Crosstown Traffic e Little Wing; la credulità popolare celebrata sulle icone di Voodoo Chile e Gypsy Eyes trova in Howard Johnson (tuba) e Trevor Koehler (sax soprano) due sacerdoti motivatissimi. Bruce Ditmas presidia con disciplina e onore la batteria, mentre Tony Williams ci concede la sua augusta presenza solo su Little Wing. - B.A. GIL EVANS - THERE COMES A TIME (1975) GIL EVANS - PRIESTESS (1977/1983) ANTONIO FARAÒ - THORN (2000) ART FARMER - FARMERS MARKET (1956) ART FARMER - PORTRAIT OF ART FARMER (1958) ART FARMER - MODERN ART (1958) Una seduta del 1958 (Portrait Of Art Farmer), nelle sue meticolose partiture, denuncia la scarsa simpatia di Farmer per limprovvisazione poco organizzata, di moda allepoca. Stablemates è il brano migliore: esso denota un certo debito verso il fraseggio essenziale di Miles Davis. In seguito, Farmer condiresse il Jazztet con il sax tenore Benny Golson (Modern Art; Meet The Jazztet; Big City Sounds): tale gruppo fu la cornice ideale per la sua lirica inventiva e per il suo approccio solistico ponderato. Interessanti, ma meno note, sono anche le sue incisioni in quartetto con il chitarrista Jim Hall. - E.I.J. ART FARMER - ART (1960) ART FARMER - PERCEPTION (1961) ART FARMER - LISTEN TO ART FARMER AND THE ORCHESTRA (1962) ART FARMER / JIM HALL - INTERACTION (1963) ART FARMER / PHIL WOODS - WHAT HAPPENS?... (1968) Ma ci pensate? Il 12 Ottobre 1968, mentre il conflitto tra rivolta e reazione incendiava le strade del mondo, a Roma veniva inciso un album ispirato ai più tradizionali canoni estetici della Blue Note. Ecco, sono episodi come questo che ci danno la forza per tirare avanti quando scopriamo che la salute economica del Foglio si deve a un finanziamento pubblico, cioè ai nostri soldi. Convocati in studio da Gigi Campi, titolare dellomonima etichetta indipendente, Art Farmer e Phil Woods arruolano un virtuoso del piano - Martial Solal - e una sezione ritmica di lusso - Henry Texier (contrabbasso), Daniel Humair (batteria) - col nobile ma unico intento di registrare del buon jazz. Lesito dellincontro si rivelò ben più proficuo: protetto nel buio delloblio, rimasto fuori catalogo per anni, What Happens?... è lentamente asceso al rango di capolavoro occulto e ci viene restituito dalla CamJazz in tutto il suo splendore sonoro. Lintesa telepatica tra Humair e Texier consentiva alla coppia di produrre uninesauribile, vigorosa, costante spinta motrice su cui i tre solisti impostano le traiettorie dei fraseggi: Woods recluterà entrambi per il reparto propulsivo della nascitura European Rhythm Machine. Allinsegna di una micidiale foga hard-bop la partenza di Watch What Happens, soave melodia firmata da Michel Legrand, di cui ricordiamo almeno la stupenda cover di Sinatra (My Way). Lintenso dialogo tra Farmer e Woods si svolge sotto lattenta sorveglianza esercitata da Solal, che a sua volta sollecita i fiatisti con lucidi suggerimenti armonici. La mutua sintonia risalta su un romantico standard in ¾ (Sunrise Sunset) e sugli incisivi arrangiamenti di temi scritti da Kenny Dorham (Blue Bossa) e Gigi Gryce (Blue Lights). Woods e Farmer si alternano in quartetto nelle due ballad: Phil offre unincantevole versione di Chelsea Bridge (erroneamente attribuita dai credits al sassofonista, in realtà, come noto, firmata da Billy Strayhorn); Art rende omaggio a Tom McIntosh, suo ex-collega nel Jazztet, interpretando la sofisticata The Day After. Nella cronaca originale di Adriano Mazzoletti, la serata capitolina si concluse con « un ultimo bicchiere di whisky, unultima sigaretta e poi via, verso Roma » - B.A. ART FARMER - IN CONCERT (1984) ART FARMER - SOMETHING TO LIVE FOR (1987) ART FARMER - BLAME IT ON MY YOUTH (1988) ART FARMER - SOUL EYES (1991) ART FARMER / TOM HARRELL - THE COMPANY I KEEP (1994) ART FARMER - THE MEANING OF ART (1995) JOE FARNSWORTH - BEAUTIFUL FRIENDSHIP (1998) JOE FARRELL - JOE FARRELL QUARTET (SONG OF THE WIND) (1970) JOE FARRELL - OUTBACK (1971) JOE FARRELL - SKATE BOARD PARK (1979) Friends
e Skate Board Park sono capolavori gemelli,
perché la presenza di Chick Corea e Joe
Farrell su entrambi i quartetti suggerisce di
apprezzarli insieme e custodirli uno accanto
allaltro. CLAUDIO FASOLI - ESKIMO FAKIRO (1977) CLAUDIO FASOLI / FRANCO D'ANDREA - JAZZ DUO (1978) CLAUDIO FASOLI - THE MEETING (1979) CLAUDIO FASOLI - CLOUDY (1979) CLAUDIO FASOLI - HINTERLAND (1979) CLAUDIO FASOLI - LIDO (1983) Un disco stracarico di sostanza e privo di orpelli, che impone Claudio Fasoli tra le più insigni personalità del jazz internazionale. Grazie allentusiasmante esperienza col Perigeo - allepoca unici antagonisti credibili, nel mondo, dei prodigiosi Weather Report - il fiatista veneziano aveva acquisito maturità, prestigio ed eclettismo. Dal 1977 in poi, avvertita lesigenza di un ritorno alla dimensione acustica, forse per esercitare un maggior controllo sulla propria arte, Fasoli inizia a pubblicare una serie ininterrotta di album eleganti ma concreti, tra i quali Lido si segnala per lincredibile quartetto raccolto nello Studio Barigozzi: accanto al titolare sfilano Kenny Drew, pianista dai nobili trascorsi Blue Note (qualcuno si ricorda di Undercurrent?), Niels-Henning Ørsted Pedersen, virtuoso* del contrabbasso cresciuto al Jazzhus Montmartre di Copenhagen, Barry Altschul, batterista prediletto di fuoriclasse come Chick Corea, Sam Rivers, Anthony Braxton, Dave Holland. Lintroduttiva Snob va subito al sodo, col sax tenore di Fasoli che fluttua agilmente sopra limpeccabile swing scandito dalla sezione ritmica: il suo timbro è spesso increspato da unimpercettibile dissonanza che può evocare lacre sax alto di Jackie McLean. Una falsariga affine al preludio è ripresa sulleloquente epilogo Jazz Job. La ballad Lyrical Touch si divide in una prima parte affidata al duo Fasoli/Drew e in una seconda in cui il combo è condotto dalle spazzole di Altschul. Gli spettacolari fraseggi di NHØP esaltano il tempo latino di Etna e quello in ¾ di Lido. Fasoli esibisce una squisita dimestichezza anche al sax soprano, sulla stessa Lido e su Map. Unaltra preziosa pagina dal catalogo Soul Note. [P.S. - *Nel 1988 lo ascoltammo eseguire dal vivo un frenetico tema di Charlie Parker (Cheryl), allunisono chitarra/contrabbasso con Philip Catherine!] - B.A. CLAUDIO FASOLI - INPUT (1984) CLAUDIO FASOLI - WELCOME (1986) CLAUDIO FASOLI - FOR ONCE (1987) CLAUDIO FASOLI - EGOTRIP (1988) CLAUDIO FASOLI - LAND (1988) CLAUDIO FASOLI - BODIES (1989) CLAUDIO FASOLI - CITIES (1993) CLAUDIO FASOLI - TROIS TRIOS (1993/1994) CLAUDIO FASOLI - TEN TRIBUTES (1994) CLAUDIO FASOLI / ENRICO RAVA / FRANCO D'ANDREA - ICON (1996) CLAUDIO FASOLI - ESTEEM (1998) CLAUDIO FASOLI - RÉSUMÉ (2000) CLAUDIO FASOLI - PROMENADE (2006) CLAUDIO FASOLI - VENICE INSIDE (2009) CLAUDIO FASOLI - REFLECTIONS (2009) CLAUDIO FASOLI - AVENIR (2011) CLAUDIO FASOLI - PATCHWORK (2012) RICCARDO FASSI - TANKIO BAND (1985) RICCARDO FASSI - IL PRINCIPE (1989) RICCARDO FASSI - TOAST MAN (1990) RICCARDO FASSI - NOTTE (1991) RICCARDO FASSI - ONE FOR LEONARDO (1992) RICCARDO FASSI - TANKIO BAND PLAYS THE MUSIC OF FRANK ZAPPA (1994) Frank Zappa ebbe con il jazz un rapporto controverso. Da quel misto di passione e ripulsa verso il mondo afroamericano che si concretizzava in citazioni musicali beffarde e irriverenti, Riccardo Fassi ha tratto una rilettura profondamente jazzistica delleclettico [materiale] zappiano. La scelta compiuta sullenorme repertorio del chitarrista privilegia la fase storica: alcuni brani delle prime Mothers Of Invention (America Drinks And Goes Home), altri dallalbum Hot Rats (Peaches En Regalia), altri ancora da Uncle Meat (King Kong; Uncle Meat). Rivisitare Zappa è unoperazione rischiosa, che Fassi ha risolto brillantemente lasciando in secondo piano gli aspetti parodistici della sua musica (ma anche la più marcata componente rock), elaborando orchestrazioni ariose, alla Oliver Nelson, per esaltare quel che restava inespresso nella sarabanda delle invenzioni: ne risulta una sintesi felicissima e variopinta, con accentuazioni timbriche e ritmiche, irregolarità strutturali, squillanti polifonie, reminiscenze bandistiche e ampio spazio per i solisti. Tra le pagine migliori si segnalano la versione seducente ed elegiaca di Twenty Small Cigars (con Flavio Boltro in evidenza), lavvincente e policroma medley (Lets Make The Water Turn Black; Eat That Question; Im The Slime) e il libero confronto improvvisato tra Boltro e Riccardo Luppi in Igors Boogie. Ma il pregio maggiore del disco (ulteriore legame con le migliori pagine di Zappa) è di non far pesare la complessità del lavoro, che risulta fresco, piacevole e affascinante dal primo ascolto. - Angelo Leonardi RICCARDO FASSI - WALKABOUT (1996) RICCARDO FASSI - SERIAL KILLER (2001) FASSI / TESSAROLLO / DALLA PORTA / NUSSBAUM - BEMSHA (2001) RICCARDO FASSI - NEW YORK QUINTET (2001) RICCARDO FASSI / STEVE LACY - DUMMY (2001) RICCARDO FASSI / ALEX SIPIAGIN - DOUBLE PLUNGE (2005) RICCARDO FASSI - TANKIO BAND PLAYS THE MUSIC OF ERIC DOLPHY (2005) RICCARDO FASSI - SEVEN PIECES FOR LARGE ENSEMBLE (2007) RICCARDO FASSI - SITTING IN A SONG (2012) DAN FAULK - FOCUSING IN (1992) FAVRE / MOTIAN / STUDER / VASCONCELOS - SINGING DRUMS (1984) TOMMY FLANAGAN - ECLIPSO (1977) TOMMY FLANAGAN - BALLADS & BLUES (1978) TOMMY FLANAGAN - CONFIRMATION (1978) TOMMY FLANAGAN - SUPER SESSION (1980) TOMMY FLANAGAN - GIANT STEPS (1982) TOMMY FLANAGAN - THELONICA (1982) TOMMY FLANAGAN - LETS (1993) MICHAEL FORMANEK - THE RUB AND SPARE CHANGE (2009) JOEL FRAHM - SORRY, NO DECAF (1998) La dinamica Palmetto ha fatto centro unaltra volta. Joel Frahm si era già messo in luce nel quartetto di Matt Wilson (Going Once, Going Twice; Smile), e numerosi appassionati erano rimasti colpiti dal suo fraseggio creativo e da un suono già personale: robusto e tagliente al tenore, liquido e penetrante al soprano. Su questultimo strumento Frahm mostra di possedere una maturità che di rado si acquisisce così rapidamente (Elroy Sparta; Sorry, No Decaf). Galvanizzato dal privilegio di incidere un disco a proprio nome, Joel ha convocato lo stesso Wilson, batterista raffinatissimo e leader autorevole, Doug Weiss al contrabbasso e David Berkman, pianista di punta delletichetta e infaticabile confezionatore di ottimi assoli. Diversi episodi dellalbum raggiungono leccellenza: Smokin Joel e Song For A New Day consentono al torrenziale sassofonista di rompere gli argini, mentre le originali rivisitazioni di Laura e del classico di Mal Waldron Soul Eyes evidenziano la sua abilità di improvvisatore. Per chi cerca qualcosa di nuovo e sogna di non restare deluso è una scelta perfetta. - B.A. JOEL FRAHM - THE NAVIGATOR (2000) JOEL FRAHM / BRAD MEHLDAU - DONT EXPLAIN (2004) JOEL FRAHM - WE USED TO DANCE (2007) PAOLO FRESU - OSTINATO (1985) PAOLO FRESU - INNER VOICES (1986) PAOLO FRESU - OSSI DI SEPPIA (1991) Ottenendo lusinghieri riconoscimenti internazionali, il quintetto stabile di Paolo Fresu coronò in pompa magna lo sviluppo del moderno jazz italiano che, dapprima germogliato a livello editoriale coi cataloghi di varie e prestigiose etichette, è poi riuscito a imporsi come rigoglioso vivaio di artisti straordinari. Nella storica discografia Splasc(H) del trombettista sardo, Inner Voices e Ossi Di Seppia risaltano per lautorevole presenza di due ospiti speciali: David Liebman (sax soprano, flauto) e Gianluigi Trovesi (sax alto, clarinetti). La prima linea a tre fiati (2 + 1) arricchisce di sontuose polifonie gli arrangiamenti di entrambi gli album. A propria volta, il poliedrico Tino Tracanna (sassofoni) e la collaudata sezione ritmica [Roberto Cipelli (piano), Attilio Zanchi (contrabbasso), Ettore Fioravanti (batteria)] esibiscono uneleganza impeccabile e unintesa prodigiosa. Liebman e Trovesi hanno gioco facile a integrarsi nel combo, luno incuneando laguzzo timbro del soprano nelle fessure del pentagramma, laltro diffondendo echi daccademia e folclore con le diverse ance. Data leccellenza pressoché omogenea del repertorio, solo il gusto personale consente di stilare una classifica di brani preferiti. Il dinamismo del collettivo si apprezza sui tempi veloci di Trunca e Peltunta, Blues For You, Rolling Car, The Open Trio e sui riff spezzati di Ossi Di Seppia, In Parte SenzArte, Born In The Zoo. Le splendide melodie di Early Spring e Opale ispirano, rispettivamente, un meraviglioso assolo di flauto (Liebman) e un lirico fraseggio del sax alto (Trovesi). Il fantasma di Thelonius Monk si aggira tra le note di Pocket Day e Dungeons And Dragons, per poi manifestarsi nella seduta spiritica per soprano e contrabbasso di Reflections: uninterpretazione superlativa da custodire accanto a quella di Steve Khan e Donald Fagen (Thats The Way I Feel Now). Il solista Fresu: sia attutita dalla sordina (Fate Fatue; Notti Di Dicembre) che dispiegata a piena voce (Appuntamento Sul Treno; Morgana), la sua tromba merita ampiamente la stima espressa da luminari come Gunther Schuller e Carla Bley. - B.A. PAOLO FRESU - MÄMÛT (1985/1986) PAOLO FRESU - QVARTO (1988) PAOLO FRESU - LIVE IN MONTPELLIER (1988) PAOLO FRESU - BALLADS (1993) PAOLO FRESU - ENSALADA MISTICA (1994) BILL FRISELL - IN LINE (1982) BILL FRISELL - RAMBLER (1984) BILL FRISELL - LOOKOUT FOR HOPE (1987) BILL FRISELL - BEFORE WE WERE BORN (1988) CURTIS FULLER - THE OPENER (1957) CURTIS FULLER - BONE & BARI (1957) CURTIS FULLER - CURTIS FULLER (1957) CURTIS FULLER - IMAGINATION (1959) ANDY FUSCO - OUT OF THE DARK (1998) |
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