Introduzione / Introduction
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THE VOICE OF MUSIC ... LA VOCE DELLA MUSICA
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A.O.R.

G

GALDSTON & THOM - AMERICAN GYPSIES (1977)

GALLAGHER & LYLE - WILLIE AND THE LAPDOG (1973)

GALLAGHER & LYLE - SEEDS (1973)

GALLAGHER & LYLE - THE LAST COWBOY (1974)

GALLAGHER & LYLE - BREAKAWAY (1976)

GALLAGHER & LYLE - LOVE ON THE AIRWAVES (1977)

GALLAGHER & LYLE - SHOWDOWN (1978)

GALLAGHER & LYLE - LONESOME NO MORE (1979)

ART GARFUNKEL - ANGEL CLARE (1973)


ART GARFUNKEL - BREAKAWAY (1975) FOREVER YOUNG

Album obbligatorio in un’ideale antologia degli anni Settanta, Breakaway contiene una memorabile cover di I Only Have Eyes For You, magistralmente arrangiata da Andrew Gold, che vi suona piano, chitarra e batteria. Firmata da Gallagher & Lyle, la title-track si sviluppa su tre melodie diverse ma altrettanto brillanti: senza timori reverenziali, l’anno dopo i due intitoleranno il loro album allo stesso modo (Breakaway). Garfunkel vanta anche il merito di aver scoperto Stephen Bishop, del quale, nell’occasione, riprese un paio di capolavori: Looking For The Right One e The Same Old Tears On A New Background. Per confrontare queste versioni con quelle dell’autore si ascoltino, rispettivamente, Bish e Careless. Oltre a ribadire la classe dell’interprete, le altre canzoni rivelano il gusto ricercato di un ascoltatore attento ed esigente: I Believe (When I Fall In Love It Will Be Forever), maestoso inno alla fedeltà di Stevie Wonder, che allora sfornava classici a ripetizione; Disney Girls, romantico valzer di Bruce Johnston appena inciso anche da Captain & Tennille (Love Will Keep Us Together), arricchito da uno splendido coro in stile Beach Boys; Waters Of March (Aguas De Março), filastrocca di Antonio Carlos Jobim che dietro un’apparente monotonia nasconde le moderne concezioni armoniche del maestro brasiliano [Mina la cantò tradotta da Ivano Fossati (La Pioggia Di Marzo)]; My Little Town riallaccia per un attimo il magico rapporto con Paul Simon, in un commosso ricordo adolescenziale che l’autore incluse a sua volta nello splendido Still Crazy After All These Years. 99 Miles From L.A. colma la distanza fisica da un’amante con le ispirate parole di di Hal David. Superba, come sempre, la produzione di Richard Perry. - B.A.


ART GARFUNKEL - WATERMARK (1978) FOREVER YOUNG

[…] Watermark è un disco che sta lì, come il mare della copertina, fermo e indispensabile. […] Come la Motown. Come Burt Bacharach. Come Brian Wilson. Arte che rimane. […] - Enrico Sisti

Curiosando qua e là sui media (Internet, TV, radio, stampa), si avverte una singolare assonanza ideologica tra i “maîtres à pensée” della critica (dossier I / II / III) e gli adolescenti più esagitati e intellettualmente indifesi. Gino Castaldo referente teorico di MTV? Un bello smacco per entrambi i soggetti, a chiacchiere nemici giurati, in realtà figli della medesima idiosincrasia per la musica. Certo è che, dopo aver contratto il virus dell’I.C.S. (Indottrinamento Collettivo Sistematico), un’intera generazione fu abbandonata ai pusher del sabato sera e privata della gioia di ascoltare l’ennesimo capolavoro soppresso, nonostante Watermark fosse scritto e diretto quasi per intero da Jimmy Webb. Appena gli A&R della Columbia si accorsero che il singolo prescelto (Crying In My Sleep) non decollava, esclusero arbitrariamente un pezzo dalla scaletta (Fingerpaint*) e chiesero a Garfunkel di registrare all’uopo un classico di Sam Cooke, (What A) Wonderful World, che Art interpretò in trio con Paul Simon e James Taylor. La cover, stupenda, sostituì la canzone scartata*, ottenne il successo preteso, ma finì per relegare sullo sfondo il resto del materiale. Inoltre, l’album incappò nella censura imposta dagli “addetti ai lavori”, allora indecisi tra punk, ‘disco’ e 'new wave'. È ormai tempo di ribellarsi a quegli uomini malvagi. Per rileggere le pagine del proprio repertorio, Webb aveva arruolato alcuni coristi di lusso (Stephen Bishop, Leah Kunkel, David Crosby, Bob Dorough) e la versatile sezione ritmica degli studi Muscle Shoals, già protagonista di sedute storiche per Cher (3614 Jackson Highway), Millie Jackson (Caught Up; Still Caught Up; Feelin’ Bitchy) e Rod Stewart (Atlantic Crossing; A Night On The Town). Il polimorfismo stilistico degli arrangiamenti e la collaudata sensibilità di Barry Beckett (tastiere), Jimmy Johnson (chitarra elettrica), David Hood (basso), Roger Hawkins (batteria) fornivano un background mutevole ma idoneo alla voce ultraterrena di Art, la più simile al canto di un angelo mai udita lontano dall’Eden, insieme a quelle di Jon Anderson e Kevin Godley. Voglia di evasione e notti insonni si alternano su Saturday Suit (superbe le armonie alla Beach Boys) e Crying In My Sleep (memorabile l’interferenza della centralinista che dal telefono irrompe in un agitato dormiveglia). Cullata dall’arpeggio acustico di Pete Carr, Marionette è la nostalgica confessione di un puparo che rivede se stesso nel burattino logorato dal tempo. Ballad perfetta per l’ugola di Garfunkel, pur brillando di luce intensissima, Shine It On Me non eguaglia la versione definitiva di Glen Campbell, racchiusa nella cassaforte di Reunion con un titolo diverso (You Might As Well Smile). Risalente al secondo incontro dell’autore con Richard Harris (The Yard Went On Forever), Watermark assurge al rango di title-track evocando le atmosfere folk di Simon & Garfunkel. Sonetto giovanile di Webb, Paper Chase propone un altro confronto tra l’attore e il cantante, sebbene entrambi gli artisti avessero invaso più volte i reciproci territori espressivi: laddove Richard si esibiva in un saggio teatrale recitato al suono del clavicembalo (A Tramp Shining), Art ne fa un curioso twist a bassa velocità, altrettanto coinvolgente. Mr. Shuck ‘n’ Jive (già incisa da Webb come Catharsis, su Letters) vanta una delle ultime performance del compianto Paul Desmond: un inatteso intermezzo ‘scat’ e l’inconfondibile sospiro del suo contralto accentuano il contrasto tra il tema dolente e le velenose parole dedicate a un ignoto ciarlatano. Subdolamente nascosto dietro un ingannevole ritornello pop, il severo monito di Someone Else grava sugli innamorati di tutto il mondo, sereni ma ignari di quello che li aspetta. Abituato a dare del tu a Sinatra, Webb si tolse anche il capriccio di sedersi al piano accompagnato dai Chieftains: una partecipazione straordinaria che diffuse il profumo dell’Irlanda su All My Love’s Laughter e She Moved Through The Fair. Nella circostanza, immerso in una fiera di arpe e cornamuse, Garfunkel indossò con disinvoltura i panni del menestrello gaelico. Sul finale, i flashback fanciulleschi di Wooden Planes volteggiano in attesa del tramonto sul mare. [P.S. - *Stando a notizie non verificate, Fingerpaint sarebbe apparsa solo nella prima edizione olandese del Long Playing, e finora la Sony non ha mai incluso il brano nella ristampa CD (nonostante “on line” siano reperibili file audio e testo). Ecco perché Zappa parlava, non a caso, di Cocaine Decisions.] - B.A.


ART GARFUNKEL - FATE FOR BREAKFAST (1979)

ART GARFUNKEL - SCISSORS CUT (1981)

ART GARFUNKEL - LEFTY (1988)


LOWELL GEORGE - THANKS I’LL EAT IT HERE (1979) FOREVER YOUNG

La copertina di un disco è una sorta di editoriale di prima pagina che illustra sinteticamente i contenuti musicali e la “linea” dell’artista. In questo senso, liberamente tratto da Le Déjeuner Sur l’Herbe di Édouard Manet, il dipinto di Neon Park rappresenta in modo geniale l’originalità di Lowell George: un ritratto in primo piano di Lowell e, sullo sfondo, un picnic nel parco con Marlene Dietrich, Bob Dylan e Fidel Castro. Album “mitico” prima ancora di essere pubblicato, Thanks I’ll Eat It Here era un progetto su cui il capo carismatico dei Little Feat stava lavorando da qualche anno, durante le pause tra un concerto e una seduta d’incisione con il gruppo. Ogni brano è una felice esemplificazione del suo stile come cantante, chitarrista e leader, e il ricorso a numerosi personaggi esterni alla band - ma i colleghi Richie Hayward e Bill Payne parteciparono - non andò a detrimento della coesione tra i musicisti. L’inconfondibile suono dei Little Feat, frutto di una pioneristica mescolanza di generi, affiora in ogni passaggio. Le cinque cover sono altrettante lezioni di arrangiamento: 1) una splendida versione del classico di Ann Peebles - I Can’t Stand The Rain - offre lo spunto per un prodigioso assolo di slide; 2) What Do You Want The Girl To Do, scritta da Allen Toussaint e portata al successo da Boz Scaggs, esalta le doti di interprete puro di Lowell, e lo colloca tra le grandi voci meticce del rock, insieme a Michael McDonald, Frankie Miller, Joe Cocker, Eddie Hinton, Rod Stewart e Robert Palmer; 3) Find A River è una struggente ballata acustica scritta dal fedele Fred Tackett; 4) Easy Money, un delizioso blues tratto dal primo album di Rickie Lee Jones, viene rivoltato come un guanto e reso più grintoso dall’innesto di una potente sezione fiati; 5) Himmler’s Ring è una curiosa creazione di Jimmy Webb, con cui Lowell restituisce l’omaggio al grande compositore che aveva prodotto un suo pezzo (Roll Me Easy) per il disco in coppia con Glen Campbell (Reunion). Naturalmente, anche i titoli firmati da George sono straordinari, e danno la misura della sua poliedricità di autore: dal reggae “laico” di Honest Man, alla serenata ispanica di Cheek To Cheek, per arrivare al brillante re-styling di Two Trains, vecchia composizione recuperata da Dixie Chicken: una prorompente scarica di rock, funk, gospel e soul, sottolineata dal caratteristico riff della chitarra. Essenziale quanto Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band. - B.A.


ANDREW GOLD - ANDREW GOLD (1975)

ANDREW GOLD - WHAT’S WRONG WITH THIS PICTURE? (1977)

ANDREW GOLD - ALL THIS AND HEAVEN TOO (1978)

ANDREW GOLD - WHIRLWIND (1980)

CUBA GOODING - THE 1st CUBA GOODING ALBUM (1978)

STEVE GOODMAN - STEVE GOODMAN (1972)

STEVE GOODMAN - SOMEBODY ELSES TROUBLES (1973)

STEVE GOODMAN - JESSIE’S JIG & OTHER FAVORITES (1975)

STEVE GOODMAN - WORDS WE CAN DANCE TO (1976)

STEVE GOODMAN - SAY IT IN PRIVATE (1977)

STEVE GOODMAN - HIGH AND OUTSIDE (1979)

STEVE GOODMAN - HOT SPOT (1980)

RANDY GOODRUM - FOOL’S PARADISE (1982)

RANDY GOODRUM - SOLITARY NIGHTS (1985)

RANDY GOODRUM - CARETAKER OF DREAMS (1991)

RANDY GOODRUM - AN EXHIBITION (1992)


RANDY GOODRUM - WORDS AND MUSIC (1994)

Parole e musica. Atmosfera ed emozioni. Uno stile che, invece di ostentare la potenza sonora del rock, lambisce gli angoli smussati della fusion. Randy Goodrum non possiede il timbro vocale del grande interprete, eppure il suo talento lo avvicina a indiscussi protagonisti A.O.R. come Bobby Caldwell e Stephen Bishop. Words And Music è un “greatest hits” atipico, in cui Randy rilegge proprie canzoni portate al successo da Anne Murray (You Needed Me), George Benson (20/20), Toto (I’ll Be Over You), Steve Perry (Foolish Heart), DeBarge (Who’s Holdin’ Donna Now). Purtroppo il disco è destinato a subire il pregiudizio di una platea più attenta al 'look' che alla sostanza. A noi resta un patrimonio di ballate soffici e “buone vibrazioni”, custodito dagli amici di sempre (Jay Graydon, Michael Landau, Neil Stubenhaus etc.). - Mauro Ronconi

20/20 è frutto della collaborazione tra Randy e Steve Kipner: i due firmeranno insieme anche If She Would Have Been Faithful, per i Chicago (Chicago 18). - B.A.


TERRY GORKA - LOCKED OUT OF PARADISE (1979)

MAX GRONENTHAL - WHISTLING IN THE DARK (1979)

JAY GRUSKA - GRUSKA ON GRUSKA (1974)

JAY GRUSKA - WHICH ONE OF US IS ME (1984)


GREG GUIDRY - OVER THE LINE (1982)

Un Giorno, Da Qualche Parte - II
(un delirio da insolazione)

Uno splendido sole primaverile propizia l’ora dell’aperitivo in un’incantevole piazza romana. L’attraente cameriera dai tratti nord-europei si avvicina al tavolo con una bottiglia di Anghelos '99. Versa da bere ai tre vitelloni. Tizio [rivolto a Caio]: “Psst … sta a vedere [si schiarisce la voce] … scusi Signorina, le piace Greg Guidry?” - Frau Gertrud [con accento teutonico]: “Ma come si permette? Skreanzato!” [se ne va indispettita] - Tizio: “Che vi dicevo? La gente certi nomi li scambia per parolacce. A forza di votare P2 … ecco i risultati.” - Caio: “Mi consentirai ... non è un episodio probante.” - Sempronio [contemplando con la lingua penzoloni il fondoschiena della fanciulla tedesca che si allontana]: “A parte il fatto che la bimba è straniera, cosa vuoi che me ne strafreghi se non conosce la tua musica da sfigati?” - Tizio: “Veramente, poco fa in auto apprezzavi …” - Sempronio [incredulo]: “In che senso? Cioè, quel CD nel lettore …” - Caio [divertito]: “In effetti, era proprio Greg Guidry …” - Tizio: “Per la precisione, l’album si intitola Over The Line, gli assoli di chitarra li suona Dann Huff e le canzoni che mi hai chiesto di copiarti erano Goin’ Down, Show Me Your Love, Gotta Have More Love, (I’m) Givin’ It Up, Darlin’ It’s You e Are You Ready For Love?, quest’ultima incisa anche da Robbie Dupree su Street Corner Heroes.” - Sempronio: “Che cazzo ne so io … la radio ‘sta roba non la trasmette.” - Tizio [disilluso]: “Appunto … censura di stato, ipnosi di massa ... John Carpenter aveva capito tutto (They Live).” - Caio [rivolto a Sempronio]: “Senti, perché quando ripassa la bambola non provi a chiederle il numero di telefono, magari stasera ci fai bella figura … almeno con la musica …” - Tizio [dando cinque a Caio]: “Ah, ah, ah, mitico!” - Caio: “Dai, tentar non nuoce … ah, ah, ah!” - Sempronio: “Stronzi!”. - B.A.

Un Giorno, Da Qualche Parte - I


ADRIAN GURVITZ - SWEET VENDETTA (1979)

 

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