Introduzione / Introduction
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THE VOICE OF MUSIC ... LA VOCE DELLA MUSICA
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«... accade che la storia affretti il passo, essa punisce chi è in ritardo, ma punisce ancor più severamente coloro che si mettono sulla sua strada ...»
Michail Sergeevic Gorbacëv

AGOSTO 2010: UNA RAGIONEVOLE PROPOSTA IN TRE CAPITOLI
PER RISOLVERE LA QUESTIONE DELLA MUSICA REGISTRATA

ITALIANO   ENGLISH

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PREMESSA

Nella sua stupenda autobiografia (The Real FRANK ZAPPA Book), Frank Zappa incluse una visionaria, geniale proposta - concepita quando il CD nemmeno esisteva (1983) - volta ad adeguare il “consumo” di musica all’evo digitale. I rivoluzionari concetti espressi in quelle pagine anticipavano, quasi per divinazione, un’intera prassi oggi considerata comune.

Pur senza ispirarsi direttamente a quella lucida profezia, la nostra riflessione ne aggiorna alcuni aspetti relativi allo sviluppo di Internet e alla grave crisi del settore discografico.

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I) SALVIAMO IL CD

L’evoluzione della tecnologia digitale ha reso la musica rintracciabile, fruibile, maneggiabile e catalogabile con estrema facilità.

Grazie a Internet, l’ascoltatore può trovare in rete l’album che cerca e, mediante le moderne apparecchiature di riproduzione, suonarlo dove preferisce (impianto hi-fi, auto, computer, lettore portatile etc.) con un comfort e una qualità sonora inimmaginabili ai tempi delle audio-cassette. I file “wav”, “flac” o “mp3” equivalgono al CD e possono essere trasferiti, copiati e archiviati in un attimo.

Come previsto, l’occasione di procurarsi tutta questa musica gratis era irresistibile e, infatti, ha preso inesorabilmente piede, sconquassando i piani alti dell’industria discografica.

D’altro canto, è pur vero che la snervante procedura dell’acquisto presso il negozietto di provincia - magari ordinando una costosa edizione giapponese che arrivava dopo settimane, quando alla voglia di ascoltare quel tale album erano subentrate altre, impellenti curiosità - risulta ormai inadatta a fronteggiare la mole di musica proposta da Internet alla velocità del pensiero.

E se davvero ci dispiace per l’ecatombe subita dalla gloriosa categoria dei venditori al dettaglio, alcuni dei quali hanno svolto un’autentica, meritoria opera di promozione culturale, per quanto riguarda i dirigenti delle major non verseremo una lacrima neanche quando traslocheranno all’ospizio dei poveri, dove li attende un giusto destino scandito da pannoloni, piaghe da decubito e solitudine. La sconcertante stupidità con cui costoro hanno gestito la musica per anni, trattandola alla stregua di una merce, e l’approccio censorio, poliziesco e suicida con cui continuano ad affrontare l’avvento di Internet, li rende inequivocabilmente degni di quella sorte.

Della lunga serie di obbrobri provocati da questi imprenditori da strapazzo, riportiamo solo l’ultimo, eloquente episodio. Poco tempo fa, cercando in rete un vecchio album di Larry Carlton (Friends) con l’intenzione di acquistarlo in formato CD, lo abbiamo trovato su AMAZON a un prezzo da ricovero psichiatrico: $189,98. Poi abbiamo scoperto che l’etichetta proprietaria del titolo non ristampa il CD dal lontano 1990. In sostanza, gli scimuniti che gestiscono i cataloghi - caso esemplare di “perle ai porci” - innescano un diabolico circolo vizioso per cui l’album non si trova più perché nessuno lo pubblica, le poche copie disponibili costano una follia e chi lo scarica gratis (free download) o lo scambia con altri utenti (file sharing) dovrebbe andare in galera.

Ai cacasenno col ditino alzato secondo cui i CD rari o esauriti potrebbero comunque essere scaricati a pagamento, rispondiamo che l’attuale prezzo di circa 1€ a brano (virtuale e deperibile) è l’equivalente informatico dei demenziali $189,98 per un singolo Compact Disc. Rimandiamo “lor signori” al terzo capitolo di questa pagina (diritto d’autore).

Il risultato di questa desolante inettitudine manageriale applicata all’arte più nobile è che, messi di fronte all’alternativa di pagare un CD quasi venti volte il prezzo di listino - come vedremo, già sballato di suo - o rinunciare ad ascoltare la loro musica preferita, appassionati e collezionisti non esiteranno a cercare il titolo sui portali adibiti alla condivisione, dove troveranno la cartella dell’album completa di file audio, foto di copertina e credits. Su costoro, in base al paese di residenza, penderà il rischio di commettere un reato.

Se un tale stato di cose dovesse protrarsi senza che gli editori escogitino e, soprattutto, mettano in pratica una soluzione ragionevole, l’esilio del CD nel limbo della nostalgia sarà inevitabile.

L’impegno collettivo per scongiurare questo rischio increscioso dovrebbe muovere da una considerazione elementare e condivisa: anche nell’era di Internet, un magazzino fonografico portatile, solido e non magnetico dove conservare Aja o Nightwalker è necessario. Fermo restando l’intramontabile fascino del Long Playing, col drammatico impatto visivo delle sue copertine e lo splendido suono “analogico” del vinile, il Compact Disc ha mostrato di possedere indubbie doti di praticità, robustezza ed efficienza e, al momento, rimane il supporto di archiviazione permanente ideale in cui stoccare e custodire in sicurezza la musica più preziosa.

Noi suggeriamo alle case discografiche questi pochi, semplici accorgimenti per recuperare il pubblico tradito e invogliarlo ad acquistare di nuovo i CD:

1) riorganizzare i livelli dirigenziali licenziando cocainomani, liftati, traffichini e chiunque non sappia battere il piede a tempo;

2) mettere a capo della divisione A&R professionisti che amino la musica e sappiano scegliere con saggezza e competenza cosa pubblicare; come dite? i gusti sono gusti, le scelte personali sono sempre legittime, quel che è buono per alcuni può dispiacere ad altri e se non hanno mai riversato Rumplestiltskin’s Resolve su CD ti attacchi al tram? certo, come no, ma allora Pupo è come Beethoven e Su Di Noi vale quanto la Quinta Sinfonia ...

3) abbassare i prezzi sotto i 5€ a pezzo, meglio ancora se non si superano i 3€ (fra costi dei materiali, processo produttivo, legittimi diritti e sacrosanti ricavi ci si rientra ampiamente, purché azienda distributrice e artisti si mettano d’accordo, anche perché “poco” è meglio di “niente”); il prezzo dei CD multipli (doppi, tripli etc.) varierà del 10% in più per ogni disco supplementare;

4) curare meticolosamente qualità audio e veste grafica del CD, che sarà proposto in un raffinato cofanetto di almeno 11x10x2 centimetri e conterrà:

a) la musica dell’album masterizzata a regola d’arte;

b) oltre al formato digitale integro (wav), anche una versione dell’intero album già convertita in mp3 (320Kbps), con tutti i dati (esecutore/interprete, nome autore, titolo brano, titolo album, anno registrazione, durata etc.) già inseriti come “tag” nei singoli file compressi, al fine di risparmiare all’utente finale una noiosa procedura di estrazione e compilazione che, invece, deve essere predisposta durante il ciclo produttivo da chi stampa il CD;

c) tutti gli inediti di quella particolare fase creativa, si tratti di una seduta in studio o di un’esibizione dal vivo (risparmiando così all’acquirente l’odioso obbligo di ricomprarsi altre sette antologie per completare il mosaico cronologico);

d) i testi delle canzoni (sia stampati su carta che inseriti come file “doc” sul supporto digitale, al fine di consentirne la gestione senza bisogno di trascriverli);

e) un corposo libretto ricco di foto, immagini, recensioni, articoli, credits e quant’altro riguardi il titolo in oggetto;

f) una riproduzione pieghevole su carta patinata della copertina originale del Long Playing (classico formato 31x31 centimetri), laddove la prima edizione dell’album risalga all’epoca del vinile;

g) qualora il materiale sia disponibile, un DVD contenente filmati relativi al periodo della registrazione (concerti, interviste, video etc.), sul modello del brillante cortometraggio Confessions, allegato a Everything Must Go degli Steely Dan, senza che per questo aumentino i prezzi suggeriti al paragrafo “3”, s’intende;

5) ristampare periodicamente il CD intervallando brevi lassi di tempo ed emissioni commisurate sia al riscontro commerciale che al valore artistico dell’album.

Riepilogando, la resurrezione del CD vedrà il “nuovo” formato proporre l’intera storia audio/video/documentale di un particolare album offerta in confezione de luxe a costi concorrenziali (l’alternativa è il definitivo collasso del sistema discografico). In ambito jazz e rock, rispettivamente, Mosaic e Rhino hanno già intrapreso un percorso virtuoso, ma sono ancora in ritardo sulla questione prezzi (capoverso “3”). Che poi un’etichetta decida di investire sui 10cc o su Biagio Antonacci, dipenderà dalla sostituzione o meno dei Luca Luciani di turno con manager seri, onesti e capaci, come suggerito ai commi “1” e “2”.

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II) CARI ARTISTI ...

... predisponete un’apposita pagina sul vostro sito per distribuire gratis la vostra musica nei formati “mp3” da 320 Kbps, “flac” e “wav”; in un’altra sezione potrete vendere per corrispondenza il lussuoso volume CD (capitolo “I”, paragrafo “4”) corredato di autografo, dedica etc.

Alcuni tra i più lungimiranti di voi già lo fanno. Molti altri ancora recalcitrano, illudendosi di poter conservare la rendita vitalizia derivante dai diritti d’autore. In realtà, i primi pensano già al futuro, mentre i secondi rimarranno inchiodati a guadagni percentualmente trascurabili rispetto alle vendite di un tempo.

Noi suggeriamo agli artisti convinti del proprio valore di puntare sulla promozione di se stessi tramite Internet. Intanto fatevi conoscere e diffondete la vostra musica. Gli utili arriveranno sotto forma di concerti, partecipazioni a spettacoli TV, inviti all’estero, pubblicità sul sito personale e, per chi ancora è in grado di registrare un capolavoro, dalle vendite del CD proposto secondo i criteri illustrati nel paragrafo “4” del primo capitolo. Dopotutto, se il Compact Disc di Kind Of Blue fosse venduto in versione lusso (capitolo “I”, paragrafo “4”) a 3€, chi mai si accontenterebbe di tenerne solo un impalpabile corrispettivo virtuale nel computer?

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III) DIRITTO D’AUTORE

Con la sua proverbiale lungimiranza, all'indomani della quotazione in borsa delle proprie attività (musica compresa), osservando quello che stava accadendo sui computer di tutto il mondo, David Bowie sentenziò: «... è la fine del diritto d'autore ...».

Pur non sapendo se e quanto quell’autorevole previsione sia realistica, noi continuiamo a pensare che se un compositore ha scritto Yesterday, Something o Imagine è giusto che riceva un compenso, anche sostanzioso, per simili, straordinarie opere di ingegno artistico.

Al tempo stesso, è ormai chiaro che l’auspicata regolamentazione del diritto d’autore su Internet non si otterrà denunciando persone di talento come Shawn Fanning o promulgando le leggine stronze e anti-costituzionali di Nicolas Sarkozy.

Il nostro suggerimento è semplice ma, crediamo, appropriato alla situazione e proficuo per tutti. Assegniamo un costo convenzionale di 20€ a bimestre per una connessione ADSL di tipo “flat” (dovendo mantenere il carrozzone Telecom, in Italia paghiamo molto di più). Al momento della firma del contratto tra cliente e fornitore del servizio, si ipotizzino quattro diverse categorie a cui l’abbonato possa decidere di aderire secondo le proprie esigenze:

a) Utente Neutrale - nessun interesse a scaricare o immettere in rete file protetti da diritto d’autore e, dunque, nessuna variazione rispetto alla tariffa richiesta dall’operatore per il servizio;

b) Utente Passivo - l’utente potrà scaricare qualsiasi file protetto dal diritto d’autore (audio, video, testo, immagini), versando contestualmente al pagamento della bolletta 1€ in più rispetto alla tariffa;

c) Utente Attivo - l’utente potrà immettere in rete materiale audio/video protetto dal diritto d’autore, secondo le tecniche che riterrà più opportune, versando contestualmente al pagamento della bolletta 1€ in più rispetto alla tariffa;

d) Utente Libero - l’utente potrà esercitare entrambe le attività consentite ai punti “b” e “c” versando 2€ in più nella bolletta.

A chi obbiettasse che 1 o 2 € sono somme esigue, replichiamo che, entro margini ridottissimi, le tariffe si possono discutere, purché rimanga chiaro il concetto espresso al punto “3” del primo capitolo: “qualcosa” è meglio che “niente”.

Come noto, le aziende telefoniche possono esaminare fin nei dettagli i nostri movimenti su Internet, cosa cerchiamo, quali siti visitiamo, cosa compriamo etc.: un apposito ente - in cui gli addetti lavorino per davvero - sarà incaricato di consultare le statistiche relative al “consumo” di musica risultanti dall’attività del pubblico connesso in rete, al fine di stabilire e assegnare i compensi dovuti ai vari soggetti coinvolti (autori, musicisti, interpreti, etichette etc.).

Per ovvî motivi, non è in grado di farlo la S.I.A.E.: dopo la storica puntata della trasmissione Report (4 Ottobre 2001) e il memorabile articolo di Sergio Rizzo sul Corriere della Sera (26 Giugno 2012), cosa si può più dire, senza apparire crudeli, di una società che nel 1999 è stata commissariata e che, per soprammercato, ha subìto tre anni di amministrazione straordinaria a cura dell’ineffabile Mauro Masi? In merito all’esistenza stessa della S.C.F. preferiamo non pronunciarci: solo l’Italia poteva partorire un simile abominio.

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CONCLUSIONE

Siamo convinti che, se attuata senza stravolgimenti, la nostra proposta “chiavi in mano” sortirebbe un triplice, apprezzabile effetto positivo:

a) salverebbe il CD dall’estinzione;

b) restituirebbe la libertà di scelta agli artisti che, forti dell’autonomia editoriale riconquistata con Internet e di un accresciuto potere contrattuale nei confronti delle etichette discografiche, gestirebbero promozione e distribuzione della propria musica come preferiscono;

c) ridimensionerebbe fino ai minimi termini il pernicioso potere delle suddette congreghe di fancazzisti, il cui personale potrebbe finalmente cercarsi un lavoro vero, lasciando curare gli interessi di autori ed editori a chi sa farlo sul serio.

B.A.

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POST SCRIPTUM

Il 27 Dicembre 2010, sull’insospettabile sito de Il Fatto Quotidiano, è apparso un imbarazzante articolo del redattore Federico Mello (Musica: non c’è più bisogno della pirateria?). In poche ore, commentando impietosamente lo strafalcione gabellato per editoriale, migliaia di lettori hanno rovesciato sul povero giornalista una valanga di merda. L’orgogliosa, ferma, saggia reazione di tanti utenti rassicura e consola, ma non ci esime dall’aggiungere una postilla alla nostra pagina.

Pertanto, anche in un contesto rilassato e informale come questo, dobbiamo affrontare l’ipotesi di una soluzione repressiva che, con iniziative di tipo securitario, si proponga di spostare indietro le lancette della storia.

Dunque,

1) nonostante i solerti contributi di ministri come Claudio Scajola e Paolo Romani, persino in Italia l’informatica in generale e Internet in particolare vivono uno sviluppo tecnologico inarrestabile (computer sempre più potenti, connessioni sempre più veloci, formati audio/video sempre più fedeli, programmi di riproduzione sempre più sofisticati);

2) tra i primi effetti concreti derivanti dai continui progressi digitali ci sarà - a dire il vero, è già in atto - quello per cui, attraverso i moderni rapporti epistolari e telematici (e-mail, VoIP etc.), gli utenti potranno scambiarsi in privato file sempre più “pesanti” (musica, film etc.);

3) immaginiamo che un parlamento composto di troje, servi e pregiudicati - quindi, diversissimo da quello italiano - approvi una legge che vieti e punisca lo “scaricamento illegale” di documenti protetti dal diritto d’autore (come esso ancor oggi si configura);

4) il giorno successivo alla promulgazione, qualcuno - o, più probabilmente, una moltitudine di individui - metterebbe in rete un sito tipo:

www.ciscambiamoperviatelematicaquelcazzochecipare
epiacemicavorreteimperdircelomettendobecconellapostaprivata
esindacandoneilcontenutomancofossimounarepubblicadellebanane.com

esso conterrà elenchi (pubblici) di persone che si registrano con nome e indirizzo di posta elettronica, eventualmente suddivisi per interessi letterari, musicali, cinematografici etc.; man mano che si avvicendano, i nuovi visitatori del sito saranno invitati a iscriversi a loro volta; attraverso contatti reciproci, tutti costoro si consulteranno gli uni con gli altri, decidendo in totale autonomia e sicurezza se, come e quando scambiarsi tutto quel che può essere trasmesso via Internet.

C’è altro da aggiungere? È vero che il coglione di turno non marca mai visita, ma quanto deve durare questa tiritera? Cioè, non si capisce, ci sarà controllata la posta personale? Proibiremo agli utenti di spedire via e-mail gli “mp3” o i film compressi? Oppure gli stessi provider dovranno limitare le dimensioni dei singoli messaggi? Perdonate l’insistenza, ma la nostra soluzione è semplice, pratica e soddisfacente per tutti. Provate a rileggerla.

B.A.

AUGUST 2010: A REASONABLE PROPOSAL IN THREE CHAPTERS
TO RESOLVE THE CONTRADICTIONS OF RECORDED MUSIC

ITALIANO   ENGLISH

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FOREWORD

In his wonderful autobiography (The Real FRANK ZAPPA Book), Frank Zappa included a visionary, brilliant proposal - conceived when the CD did not exist yet(1983) - to adjust music’s “utilization” to the digital days. The ground-breaking ideas expressed in those pages prodigiously foresaw - as if they were revealed by a divination - something new that is now considered common practice.

Although not directly inspired by that lucid prophecy, our reflection tries to update certain aspects regarding the Internet development and the serious crisis of recording industry.

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I) LET’S SAVE THE CD

The evolution of digital technology has made music handy, convenient, easy to find and file.

Connected on line, listeners can get any album they are looking for and play it with modern equipments wherever they want (hi-fi system, car, computer, portable player etc.) enjoying unimaginable comfort and sound quality improvement, especially if compared to the cassette days. Almost any of the various, available audio files (“wav”, “flac”, “mp3” etc.) are worth the CD and can be instantly transferred, copied and stored.

As expected, the chance to get all this music for free was tempting and relentlessly started to have an effect on everybody all across the world, shattering the upper floors of the music industry.

It is also true that the “old fashioned way” - waiting several weeks to get an expensive Japanese edition in the small town little shops while new, compelling treasures to look for replaced the current wish-list - has become frustrating and is unsuitable to deal with the amount of music provided by the Internet at the speed of thought.

And if we honestly feel sorry for the mass decease of our beloved Rob Fleming type retailers, some of which were real cultural promoters, we will not even shed a tear when the major labels executives will move to the sanatorium, where incontinence pads, bed sores and loneliness are awaiting them. The staggering stupidity with which they have handled music for years, treating art as a mere product and the Internet revolution as a threat, makes them deserving that fate.

We care to report here just the latest of a long sequence of big mistakes. A few months ago, browsing the web to look for the CD issue of an old album by Larry Carlton (Friends), we found it at AMAZON for the crazy price of $189.98. After that, we also found out that the CD was out of print since 1990. To cut a long story short: the blockheads running the catalogues set off a vicious circle where an album suddenly vanishes because no one cares to reissue it, the few available copies are unwisely expensive, free download and file sharing should be regarded as crimes.

To those hair-splitters claiming that rare CDs may be downloaded paying a fee, we reply that the current price of €1 per track (virtual and perishable) is a filthy complement of $189.98 for a single Compact Disc. Let them read the third chapter of this page (copyright).

The result of this managerial awkwardness applied to such a noble art is that, faced with the alternative of paying a CD almost twenty times the list price - as we shall see, totally wrong in its own way - or giving up listening to their favourite music, fans and collectors will not hesitate to search the title on EMULE, SOULSEEK, RAPIDSHARE, MEDIAFIRE, FILEPOST, UPLOADED or DROPBOX, where they will find the album directory complete with audio, sleeve and credits. Depending on which country they live in, chances are they are committing a crime.

If no one does something intelligent before it is too late, the exile of the CD in the limbo of nostalgia is doomed.

The collective commitment to prevent this regrettable risk should be a primary and shared target: even in the Internet era is essential to have a solid, portable, non-magnetic phonographic facility where to store Aja or Nightwalker. Notwithstanding the timeless charm of the Long Playing, with the dramatic visual impact of its sleeves and the beautiful, analogic sound of vinyl, the Compact Disc has proved, beyond any doubt, its user-friendly efficiency and, up until now, it remains the best place to safely store our precious music.

We recommend to record companies these few, simple steps to induce people to buy CDs again:

1) reorganize management departments firing cocaine addicts, lifted faces, shady dealers and anyone without natural rhythm;

2) put in charge of the A&R division professionals who love music and know how to wisely choose what to issue and reissue; what do you say? “de gustibus non disputandum est”, personal taste is always legitimate, what is good for some may displease others and if they never reissued Rumplestiltskin’s Resolve it is our problem? Yeah, right, but then Pupo is like Beethoven and Su Di Noi is as good as the Fifth Symphony ...

3) keep prices under €5 per piece, even better to not exceed €3 (materials, production process, copyright and revenues are largely compensated, as long as distribution companies and artists agree, because “something” is better than “nothing”); vary the price of the multiple CDs (double, triple, etc..) by 10% more for each extra disk;

4) take meticulous care in quality audio and graphics of the CD, which will be offered in an elegant box of 11x10x2 cm containing:

a) the music perfectly remastered;

b) every previously unissued track related to that particular creative phase, be it a session in the studio or a live performance (thus saving the buyer the odious obligation to buy back seven anthologies to complete the collection);

c) the lyrics (printed on paper and included as a “doc” file into the digital support);

d) a huge booklet full of photos, pictures, reviews, articles, credits and anything else related to the album;

e) a folding reproduction of the original Long Playing sleeve (31x31 cm), when the album’s first edition dates back to the vinyl era;

f) if the material is available, a DVD containing pictures of the recording sessions (concerts, interviews, videos, etc.) along the lines of the brilliant short film Confessions, included in Steely Dan’s Everything Must Go, without that increasing the prices suggested in paragraph “3”, of course;

5) periodically reprint the CD estimating commercial success and artistic value of the album.

To cut a long story short, the CD will raise from the ashes offering the whole available stuff (audio / video / paper) about that particular album in deluxe packaging at competitive prices (the alternative is the definitive collapse of the recording industry). In the jazz and rock worlds, respectively, Mosaic and Rhino have already embarked on a virtuous path, but are still reluctant about the price issue (paragraph “3”). Then, if a company chooses 10cc instead of Biagio Antonacci, it will depend on whether they have replaced their Luca Luciani with serious, honest and capable managers, as suggested in paragraphs “1” and “2”.

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II) DEAR ARTISTS ...

... prepare a special page on your site to distribute your music for free in mp3, FLAC and WAV formats; in another section you can sell via mail the deluxe, autographed CD volume (chapter I, paragraph “4”).

Some of the most farsighted of you already do this. Many others still hesitate, on the false illusion of keeping incomes resulting from copyright. In fact, the first are already thinking ahead, while the latter will remain nailed to insignificant profits.

We suggest to self-confident artists to focus on their own value and on promoting themselves via the Internet. Sponsor yourself, let people know and share your music. Profits will come in the form of concerts, TV shows, abroad gigs, advertising on the site and, for those who still can record a masterpiece, from CD’s sales (according to the chapter I, paragraph “4” method). After all, if a deluxe CD version (chapter I, paragraph “4”) of Kind Of Blue was available for sale at €3, there would be again the need to get and keep the “real thing” instead of ethereal files on a computer.

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III) COPYRIGHT

With his customary foresight, after the I.P.O. of his activities (including music), watching what was happening on computers around the world, David Bowie declared: «... copyright is over ...».

While not knowing if and how that authoritative forecast is realistic, we still think that if a composer wrote Yesterday, Something or Imagine, he’s got the right to get significant compensation for such works of exceptional artistic talent.

At the same time, it is now clear that copyright on the Internet will not be regulated prosecuting gifted people like Shawn Fanning or inflicting us Nicolas Sarkozy’s silly and anti-constitutional laws.

Our suggestion is simple, appropriate to the situation and, most important, profitable for everyone involved. Given a conventional cost of €20 for a monthly “flat” ADSL connection (having to keep alive Telecom’s corpse, in Italy we pay more), let us imagine four different contract choices, each for every kind of subscriber:

a) Neutral User - no interest to download or upload any file protected by copyright and therefore no variations of the standard service price;

b) Passive User - the user can download any file (audio, video, text, pictures) protected by copyright, paying the standard price plus €1;

c) Active User - the user can upload any kind of audio/video material protected by copyright, via the techniques he likes more, paying the standard price plus €1;

d) Free User - the user can apply both activities authorized under paragraphs “b” and “c”, paying standard price plus €2.

Those who think that 1 or 2 € are small sums should consider that, by very low margins, rates can be discussed, as long as the concept expressed in paragraph “3” of the first chapter remains unchanged: “"something” is better than “nothing”.

Everybody knows that cable companies can examine any detail of our movements on the Internet, what we seek, what sites we visit, what we buy etc.: a new company - where people really work - will have the task of consulting statistics about music on the Internet, in order to verify and assign profits to authors, musicians, performers, labels.

For obvious reasons, S.I.A.E. cannot do it: after the unforgettable episode of the TV program Report (October 4th 2001) and the shocking article written by Sergio Rizzo on the Corriere del Sera (June 26th 2012), what more can we say, without sounding cruel, about a company that is always on the verge of bankruptcy since 1999? On the subject of the S.C.F., we think that only Italy could give birth to a similar abomination.

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CONCLUSION

We believe that, if implemented without distortions, our “turnkey” proposal would tend a triple, appreciable positive effect:

a) it would save the CD from extinction;

b) it would give back freedom of choice to artists, who could finally rule, regulate, promote and distribute their own music as they like more;

c) it would drastically reduce the pernicious power of the companies above, whose staff could finally look for a real job, leaving care of the interests of authors and publishers to someone else.

B.A.

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POST SCRIPTUM

December 27, 2010: on the reliable, beyond suspicion newspaper Il Fatto Quotidiano, Federico Mello wrote an embarrassing article about this very subject (Music: no more need for piracy?). Within hours, cruelly commenting the blunder hidden under an inconsistent editorial, thousands of readers have spilled into the poor journalist an avalanche of shit. Such proud, strong, wise reaction from the Internet people is reassuring and comforting, but does not exempt us from adding a note to our page.

That is why, even in a relaxed and informal context such as this, we must face the risk of a repressive, despotic solution aimed to turn back the hands of time.

Therefore,

1) despite “scrupulous” contributions of ministers such as Claudio Scajola and Paolo Romani, even in Italy the computer in general and Internet in particular live a relentless technological development (increasingly powerful computers, faster connections, more and more faithful audio/video formats, more and more sophisticated media players);

2) among the first practical effects resulting from continuous digital progress there will be - in fact, is already in place - one for which, via electronic relationships and correspondence (e-mail, VoIP etc.), users can exchange “heavy” files (music, movies etc.) with increasing effortlessness.

3) imagine that a parliament composed of servants, convicts and prostitutes - so very different from the Italian assembly - approve a law that forbids and punishes the “illegal downloading” of documents protected by copyright (as it still is intended);

4) the very next day, someone - or, more likely, a multitude of individuals - would place a new site on the world wide web, something like:

www.weexchangeviacomputerwhateverwewant
unlessyouwanttostopusputtingyournoseinto
ourprivatemailasifwewereabananarepublic.com

it will contain (public) lists of people registered with name and e-mail address, possibly according to literary interests, music, films etc.; new visitors will be invited to join in; through mutual contacts, each and every member of the community will decide in total autonomy and security if, when and how to share all that can be transmitted via the Internet.

Is there anything else to add? Yes, we know that assholes never sleep, but how long this rigmarole will last? Are they really going to scrutinize our personal mail? Will they really prohibit us to send e-mail containing “mp3” or compressed movies? Or will providers be forced by the law to limit the size of messages? Our solution is simple, practical and satisfactory for all. Try to read it again.

B.A.

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