Introduzione / Introduction
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THE VOICE OF MUSIC ... LA VOCE DELLA MUSICA
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RADIO BEATLES 10cc FRANK ZAPPA SINATRA & Co. 20th CENTURY CINEMA FOREVER YOUNG LINKS
 
 

SOUL

L-R

LINDA LEWIS - SAY NO MORE (1971)

LINDA LEWIS - LARK (1972)


LINDA LEWIS - FATHOMS DEEP (1973) FOREVER YOUNG

Care vittime dell’I.C.S. (Indottrinamento Collettivo Sistematico), comprendiamo la vostra costernazione. La condividiamo. Sognavate un’informazione imparziale e vi siete svegliati in balia di Mediaset. Aspettavate un nuovo Battisti ed è arrivato Jovanotti. Cercavate un’emozione autentica e il Grande Fratello vi ha sommerso con lazzi, rutti e peti. Come uscirne? Nel nostro piccolo, possiamo suggerire un tentativo articolato in tre fasi: 1) procuratevi Fathoms Deep di Linda Lewis e Perfect Angel di Minnie Riperton; 2) conservateli nello scaffale “segreto”, accanto alla bottiglia di Talisker e all’autobiografia di Frank Zappa; 3) tirateli fuori nei momenti difficili. Come per incanto, i tratti lombrosiani di Cicchitto e Calderoli vi sembreranno solo un brutto ricordo. Rispettivamente domiciliate a Londra e Los Angeles, le due cantautrici entrarono per vie diverse nell’orbita di Stevie Wonder, l’una ricevendo dall’artista pubblici attestati di stima, l’altra diventandone pupilla e voce prediletta. Ulteriori affinità erano ravvisabili nell’inconsueto, comune retroterra folk/soul, negli acuti spacca-cristalli di cui entrambe le ragazze erano capaci e nella produzione affidata ai mariti - Jim Cregan e Richard Rudolph - in grado di creare un suono denso e pastoso: il piano elettrico è spesso screziato dalla chitarra acustica, il rullante è soffice come un guanciale, i ritmi lenti si alternano a quelli sostenuti, senza mai superare il limite di velocità. Per giudizio unanime degli ascoltatori, i dischi in oggetto segnano il vertice di carriere che, pur continuando a brillare, non raggiungeranno più questi livelli.
Fathoms Deep - Le fantasie zodiacali di Fathoms Deep fluttuano sopra gli archi diretti da Del Newman; col suo funk dolce e sensuale, I’m In Love Again catturò l’attenzione di Wonder, che si fece vivo al telefono per complimentarsi; Red Light Ladies è un languoroso ritratto delle prostitute di Amsterdam, ispirato dall’iniziazione di un amico che la stessa Linda condusse all’uopo nel quartiere a luci rosse; il malinteso titolo di Goodbye Joanna sollevò indiscrezioni su una presunta relazione lesbica della Lewis, nonostante il testo si riferisse a tutt’altro (e se anche fosse stato, chi se ne frega?); il singolo Rock-A-Doodle-Doo venne escluso dall’album, secondo una pessima abitudine allora in voga (oggi è rintracciabile nell’antologia Reach For The Truth - Best Of The Reprise Years 1971-1974). La sarabanda musicale prosegue con Wise Eyes e On The Stage, per attenuare i toni, ma non l’intensità, solo su Guffer e Moles: i sensi hanno di che appagarsi. [Minnie Riperton - Perfect Angel] - B.A.


LINDA LEWIS - NOT A LITTLE GIRL ANYMORE (1975)

RAMSEY LEWIS & NANCY WILSON - THE TWO OF US (1984)

CHERYL LYNN - CHERYL LYNN (1978)

CHERYL LYNN - IN LOVE (1980)

TEENA MARIE - WILD AND PEACEFUL (1979)

TEENA MARIE - LADY T (1980)

TEENA MARIE - IRONS IN THE FIRE (1980)

TEENA MARIE - IT MUST BE MAGIC (1981)

TEENA MARIE - ROBBERY (1983)

TEENA MARIE - STARCHILD (1984)

TEENA MARIE - NAKED TO THE WORLD (1988)

TEENA MARIE - IVORY (1990)

TEENA MARIE - PASSION PLAY (1994)

JOHNNY MATHIS - UP, UP AND AWAY (1967)

JOHNNY MATHIS - CLOSE TO YOU (1970)

JOHNNY MATHIS - YOU’VE GOT A FRIEND (1971)

JOHNNY MATHIS - THE FIRST TIME EVER (I SAW YOUR FACE) (1972)

JOHNNY MATHIS - ME AND MRS. JONES (1972)

JOHNNY MATHIS - KILLING ME SOFTLY WITH HER SONG (1973)

JOHNNY MATHIS - I’M COMING HOME (1973)

JOHNNY MATHIS - THE HEART OF A WOMAN (1974)

JOHNNY MATHIS - WHEN WILL I SEE YOU AGAIN (1975)

JOHNNY MATHIS - FEELINGS (1975)

JOHNNY MATHIS - I ONLY HAVE EYES FOR YOU (1976)

JOHNNY MATHIS - MATHIS IS ... (1977)

JOHNNY MATHIS - HOLD ME, THRILL ME, KISS ME (1977)

JOHNNY MATHIS - YOU LIGHT UP MY LIFE (1978)

JOHNNY MATHIS - THE BEST DAYS OF MY LIFE (1979)

JOHNNY MATHIS - MATHIS MAGIC (1979)

JOHNNY MATHIS - DIFFERENT KINDA DIFFERENT (ALL FOR YOU) (1980)

JOHNNY MATHIS - SIMPLE (1984)

HAROLD MELVIN & THE BLUE NOTES - HAROLD MELVIN & THE BLUE NOTES
(I MISS YOU)
(1972)

HAROLD MELVIN & THE BLUE NOTES - BLACK & BLUE (1973)

HAROLD MELVIN & THE BLUE NOTES - TO BE TRUE (1975)

HAROLD MELVIN & THE BLUE NOTES - WAKE UP EVERYBODY (1975)

HAROLD MELVIN & THE BLUE NOTES / SHARON PAIGE - THE BLUE ALBUM (1980)

HAROLD MELVIN & THE BLUE NOTES - TALK IT UP (TELL EVERYBODY) (1984)

METERS - THE METERS (1969)

METERS - LOOK-KA PY PY (1969)

METERS - STRUTTIN’ (1970)

METERS - CABBAGE ALLEY (1972)

METERS - REJUVENATION (1974)

METERS - FIRE ON THE BAYOU (1975)

METERS - TRICK BAG (1976)

METERS - NEW DIRECTIONS (1977)

STEPHANIE MILLS - MOVIN IN THE RIGHT DIRECTION (1975)


STEPHANIE MILLS - FOR THE FIRST TIME (1975) FOREVER YOUNG

Confessiamo di non conoscere a fondo la lunga carriera di questa splendida interprete che, dal 1975, vive di rendita grazie a un’impresa clamorosa. Col secondo disco - a dispetto del titolo, successivo all’esordio ufficiale Movin’ In The Right Direction - Stephanie coronò il sogno proibito di ogni artista: un intero album scritto e arrangiato da Burt Bacharach. Qualcosa da raccontare ai nipoti. Proprio allora il pianista collaudava la compatibilità tra le proprie ardite idee melodiche e le innovazioni formali introdotte dal rock. In queste canzoni c’è già, in nuce, la formula musicale che produrrà il capolavoro Sometimes Late At Night e i grandi duetti firmati per Dionne Warwick e Glenn Jones (Finder Of Lost Loves), Patti Labelle e Michael McDonald (On My Own), Roberta Flack e Peabo Bryson (Blame It On Me). Maestosi sfondi orchestrali su cui svettano i caratteristici fiati “viventi” diretti dall’autore, spesse trame ottenute dall’intreccio di chitarre acustiche e tastiere, temi e ritmi giustapposti con sapienza alchemica. A parte una nuova versione di Loneliness Remembers (What Happiness Forgets), già incisa dalla Warwick nel 1970, la ricetta contro le crisi emotive di If You Can Learn How To Cry e la pungente critica sociale di Living On Plastic, l’atmosfera è impostata dalle ballad e dalle parole di Hal David, inguaribilmente romantiche eppure mai banali. Gratitudine e nostalgia si alternano su I Took My Strength From You e No One Remembers My Name, che lo stesso Bacharach riprenderà su Futures affidandole, rispettivamente, alle voci di Joshie Armstead e Melissa Mackay. Sentimenti altrettanto forti vengono espressi con gli intensi chiaroscuri strumentali di The Way I Feel About You e I See You For The First Time. Chi si aspettasse un fisiologico calo di tensione sull’epilogo, resterebbe piacevolmente sorpreso dal formidabile crescendo passionale di All The Way To Paradise e Please Let Go. Copertina bellissima. - B.A.


STEPHANIE MILLS - LOVE HAS LIFTED ME (1975/1982)

STEPHANIE MILLS - WHAT CHA GONNA DO WITH MY LOVIN? (1979)

STEPHANIE MILLS - SWEET SENSATION (1980)

STEPHANIE MILLS - STEPHANIE (1981)

STEPHANIE MILLS - TANTALIZINGLY HOT (1982)

STEPHANIE MILLS - MERCILESS (1983)

STEPHANIE MILLS - IVE GOT THE CURE (1984)

BILLY PAUL - EBONY WOMAN (1970)

BILLY PAUL - GOING EAST (1971)


BILLY PAUL - 360 DEGREES OF BILLY PAUL (1972) FOREVER YOUNG

Per la musica soul scoccava un’ora fatale: non ancora putrefatta nella papparozza disco, ma ormai redenta dalla spensierata fase giovanile, la rivoluzione “tripolitana” (Detroit, Memphis, Philadelphia) dilagava sulle due coste, approdando in quei giorni alla stesura di manifesti programmatici come What’s Going On, Black Moses, From A Whisper To A Scream, Pieces Of A Man, opere che risulteranno influenti anche per l’emancipazione sociale della comunità afro-americana … i produttori/autori/fenomeni Kenny Gamble e Leon Huff reclutano seduta stante il cantante/concittadino/veterano Billy Paul per la loro neonata Philadelphia International Records … alcune pagine autografe della coppia e un memorabile tris di evergreen saranno sufficienti a stilare una scaletta blindata … col suo timbro vocale inconfondibile e originalissimo - caratterizzato da un gemito che pare strozzarsi di emozione in coda a ogni strofa - e l’articolazione delle parole che ricorda più un eloquio passionale che uno specifico stile canoro, il performer nobilita lo slancio civile della controversa Am I Black Enough For You?, per poi immedesimarsi nell’incalzante richiamo all’impegno di Brown BabyBunny Sigler, chitarrista “esterno” dei MFSB (organico responsabile di tutti gli arrangiamenti), porta in dote l’intensa ballad I’m Gonna Make It This Time, mentre il prezioso repertorio di Carole King (It’s Too Late), Elton John (Your Song), Al Green (Let’s Stay Together) esalta le doti dell’interprete di lusso … vellicando un sentimento intimo ma, evidentemente, anche collettivo, Gamble & Huff cesellano un’irresistibile melodia circolare attorno alla tresca di Me And Mrs. Jones, struggente cronaca di un amore clandestino - e delle sue implicazioni - che incanterà il mondo … la versione di Billy Paul rimarrà insuperata, ma ispirerà l’idioma di alcuni dei pionieri A.O.R. più focosi (Hall & Oates, Gino Vannelli, Robert Palmer, Michael McDonald etc.) … sullo stesso tema eterno e universale, il disc-jockey raffinato - specie ormai estinta - potrebbe eventualmente trasmettere in sequenza la cover di (If Loving You Is Wrong) I Don’t Want To Be Right incisa nel 1977 da Rod Stewart (Foot Loose & Fancy Free). - B.A.


BILLY PAUL - WAR OF THE GODS (1973)

BILLY PAUL - GOT MY HEAD ON STRAIGHT (1974)

BILLY PAUL - WHEN LOVE IS NEW (1975)

BILLY PAUL - LET ‘EM IN (1976)

BILLY PAUL - ONLY THE STRONG SURVIVE (1977)

BILLY PAUL - FIRST CLASS (1979)

ANN PEEBLES - PART TIME LOVE (1971)

ANN PEEBLES - STRAIGHT FROM THE HEART (1972)


ANN PEEBLES - I CANT STAND THE RAIN (1974)

Disco del 1974 che, tuttavia, per suono e stile appartiene idealmente agli anni Sessanta. Sebbene Ann Peebles - come Marlena Shaw - rimanga esclusa dal tempio delle divine vestali (Aretha Franklin, Dionne Warwick, Diana Ross, Gladys Knight, Tina Turner, Thelma Houston, Roberta Flack, Millie Jackson, Natalie Cole, Stephanie Mills, Chaka Khan, Randy Crawford, Anita Baker etc.), un solido talento di autrice le consentì di firmare lo standard che intitola l’album, citato da ammiratori prestigiosi (John Lennon per tutti) e oggetto di innumerevoli versioni [quella “definitiva” è di Lowell George (Thanks, I’ll Eat It Here)]. Con la celebre pulsazione onomatopeica che simula le gocce di pioggia sul davanzale, I Can’t Stand The Rain abbina un tema ricorrente* dei grandi evergreen pre-bellici (il clima avverso foriero di rovesci sentimentali) alle innovazioni stilistiche introdotte da rock e soul (poderosa spinta ritmica, armonie mediate dal jazz), assumendo l’inconsueto status di canzone epocale ma intramontabile. L’acustica datata dello studio Royal conferisce un patina vintage agli arrangiamenti prodotti da Willie Mitchell, evidenziando notevoli affinità espressive con le storiche pagine scritte da Al Green per la comune etichetta (Hi Records). La scaletta alterna tempi moderatamente sostenuti [Do I Need You, (You Keep Me) Hangin’ On, Run, Run, Run, If We Can’t Trust Each Other, You Got To Feed The Fire) a pigre ballad sudiste (Until You Came Into My Life, A Love Vibration, One Way Street): la scelta tra gli uni e le altre è solo questione di gusto personale. [P.S. 1) *La rivoluzione psichedelica intrapresa dallo stesso John Lennon con Rain (Revolver) ne stravolgerà la valenza di tòpos lirico. 2) Da non confondere col quasi omonimo classico di Holland/Dozier/Holland (You Keep Me Hangin’ On).] - B.A.


ANN PEEBLES - TELLIN IT (1975)

ANN PEEBLES - IF THIS IS HEAVEN (1977)

ANN PEEBLES - THE HANDWRITING IS ON THE WALL (1978)

TEDDY PENDERGRASS - TEDDY PENDERGRASS (1978)

TEDDY PENDERGRASS - LIFE IS A SONG WORTH SINGING (1978)

TEDDY PENDERGRASS - TEDDY (1979)

TEDDY PENDERGRASS - TP (1980)

TEDDY PENDERGRASS - ITS TIME FOR LOVE (1981)

TEDDY PENDERGRASS - THIS ONES FOR YOU (1982)

PERRI - CELEBRATE! (1986)

PERRI - THE FLIGHT (1988)

PERRI - TRADEWINDS (1990)


ESTHER PHILLIPS - FROM A WHISPER TO A SCREAM (1972) FOREVER YOUNG

Come noto, “quality never goes out of style”. Ci si trovi in vacanza su un’isola esclusiva, perduti nell’anonimato di una metropoli occidentale o reclusi nella quiete della campagna italica, c’è un album che da quasi quarant’ anni si adatta splendidamente a qualsiasi situazione. Inciso da un’interprete che vantava il rispetto incondizionato di Aretha Franklin, From A Whisper To A Scream rappresenta il link stilistico di quel processo evolutivo che, amalgamando soul, jazz e canzone d’autore, contribuirà a definire la sintassi A.O.R.. Recuperandola dal limbo del declino, Creed Taylor arruola Esther Phillips nella Kudu, sussidiaria più spiccatamente afro-americana della CTI, e le mette a disposizione il prestigioso personale delle proprie scuderie. I raffinati arrangiamenti di Pee Wee Ellis colgono subito nel segno con la straordinaria cover di Home Is Where The Hatred Is, cruda analisi della tossicodipendenza scritta da Gil Scott-Heron (Pieces Of A Man), che per Esther diventa una sofferta confessione personale. Voto: “10”. From A Whisper To A Scream, uno dei primi capolavori firmati da Allen Toussaint, amplifica il battito del cuore infranto di I Heard It Through The Grapevine e ne propaga l’eco agli anni Settanta: la memorabile performance di Esther ispirerà Robert Palmer a registrarne una versione a sua volta (Sneakin’ Sally Through The Alley). Il fraseggio a bocca chiusa di Scarred Knees esibisce una naturalezza espressiva che manca a molti abusi “scat”, spesso inopportuni e autocompiacenti. Le diverse, sublimi sfumature timbriche della voce risaltano sia sulle ballad sofisticate (To Lay Down Beside You; A Beautiful Friendship; Don’t Run To Him) che sui blues riletti in chiave fusion (‘Til My Back Ain’t Got No Bone; Your Love Is So Doggone Good), per brillare ancor più intensamente quando il tema reca un sigillo nobile: That’s All Right With Me di Michael Small (si ricordi la sua Night Moves su The Art Of Tea); Baby, I’m For Real di Marvin Gaye, con la melodia ricamata dalla chitarra di Eric Gale in un crescendo di sensualità; Brother, Brother, elegante pop-song ripresa dal terzo Long Playing di Carole King (Music); Sweet Touch Of Love, concisa pagina R&B di Allen Toussaint. 4 Novembre 2008: Barack Obama eletto Presidente U.S.A. - B.A.


ESTHER PHILLIPS - ALONE AGAIN, NATURALLY (1972)

ESTHER PHILLIPS - BLACK-EYED BLUES (1973)

ESTHER PHILLIPS - PERFORMANCE (1974)

ESTHER PHILLIPS - WHAT A DIFFRENCE A DAY MAKES (1975)

ESTHER PHILLIPS with JOE BECK - FOR ALL WE KNOW (1975)

ESTHER PHILLIPS - CAPRICORN PRINCESS (1976)

POINTER SISTERS - THE POINTER SISTERS (1973)

POINTER SISTERS - THAT’S A PLENTY (1974)

POINTER SISTERS - STEPPIN(1975)

POINTER SISTERS - HAVING A PARTY (1977)


POINTER SISTERS - ENERGY (1978)

Avendo scelto con determinazione e consapevolezza, per quasi un secolo, di affidare le proprie sorti prima a un pazzoide dall’eloquio trascinante, poi a un gobbetto perfido e malvissuto, infine a un adescatore di minorenni, nel 2012 gli Italiani meritano di ritrovarsi depressi e con le pezze al culo. Malgrado questo, anche quest’anno raccomandiamo senza impegno un album per l’estate, da ascoltare sotto l’ombrellone, in auto sul lungomare o al fresco dello chalet nel bosco. Appena ridotte a trio per la defezione della sorella Bonnie, decisa a tentare la carriera solista, Ruth, Anita e June attingono a un repertorio quasi A.O.R. sotto l’autorevole supervisione di Richard Perry, brillante produttore con cui avrebbero collaborato per altri otto album, anche se mai più a questi livelli. Avvolte in grintosi arrangiamenti cui contribuiscono i futuri Toto (Jeff Porcaro, Steve Porcaro, David Paich, David Hungate) e alcuni specialisti di sicura affidabilità (Jai Winding, Waddy Wachtel, Danny Kortchmar, Fred Tackett, Davey Johnstone), le canzoni rivivono interpretate dalle stentoree, duttili, intense voci delle ragazze. La scaletta è una sopraffina selezione del meglio di quegli anni felici: 1) Echoes Of Love, spensierata pop-song dal secondo capitolo dei Doobie Brothers rilanciati da Michael McDonald (Livin’ On The Fault Line); 2) Dirty Work, terza cover dello standard tratto dal folgorante esordio degli Steely Dan (Can’t Buy A Thrill), accanto a quelle di Melissa Manchester (Help Is On The Way) e Lauren Wood (Lauren Wood); 3) Happiness, classico di Allen Toussaint dal saccheggiatissimo Motion; 4) Hypnotized, soft-funk dei Fleetwood Mac con Bob Welch (Mystery To Me); 5) Fire, perla nascosta di Bruce Springsteen risalente alle sedute di Darkness On The Edge Of Town che, come Because The Night, diventò un successo “esterno”; 6) Come And Get Your Love, energica ballata rock scritta da Russ Ballard e già incisa da Roger Daltrey (Ride A Rock Horse); 7) Everybody Is A Star, memorabile versione dello storico singolo di Sly Stone. Non manca una duplice sortita nella West Coast con Angry Eyes di Loggins & Messina (Loggins And Messina) e As I Come Of Age di Stephen Stills (Stills). Buone vacanze a tutti. - B.A.


POINTER SISTERS - PRIORITY (1979)

POINTER SISTERS - SPECIAL THINGS (1980)

POINTER SISTERS - BLACK & WHITE (1981)

POINTER SISTERS - SO EXCITED! (1982)

POINTER SISTERS - BREAK OUT (1983)

LOU RAWLS - CARRYIN ON! (1966)

LOU RAWLS - THATS LOU (1967)

LOU RAWLS - TOO MUCH! (1967)

LOU RAWLS - MERRY CHRISTMAS HO! HO! HO! (1967)

LOU RAWLS - FEELIN GOOD (1968)

LOU RAWLS - YOURE GOOD FOR ME (1968)

LOU RAWLS - THE WAY IT WAS THE WAY IT IS (1969)

LOU RAWLS - GEE BABY, AINT I GOOD TO YOU (1969)

LOU RAWLS - YOUVE MADE ME SO VERY HAPPY (1970)

LOU RAWLS - NATURAL MAN (1971)

LOU RAWLS - SILK & SOUL (1972)

LOU RAWLS - A MAN OF VALUE (1972)

LOU RAWLS - SHES GONE (1974)

LOU RAWLS - ALL THINGS IN TIME (1976)

LOU RAWLS - WHEN YOU HEAR LOU, YOUVE HEARD IT ALL (1977)

LOU RAWLS - UNMISTAKABLY YOU (1977)

LOU RAWLS - LET ME BE GOOD TO YOU (1979)

LOU RAWLS - SIT DOWN AND TALK TO ME (1979)

LOU RAWLS - NOW IS THE TIME (1982)

LOU RAWLS - WHEN THE NIGHT COMES (1983)

LOU RAWLS - CLOSE COMPANY (1984)

LOU RAWLS - LOVE ALL YOUR BLUES AWAY (1986)

MINNIE RIPERTON - COME TO MY GARDEN (1969/1971)


MINNIE RIPERTON - PERFECT ANGEL (1974) FOREVER YOUNG

Care vittime dell’I.C.S. (Indottrinamento Collettivo Sistematico), comprendiamo la vostra costernazione. La condividiamo. Sognavate un’informazione imparziale e vi siete svegliati in balia di Mediaset. Aspettavate un nuovo Battisti ed è arrivato Jovanotti. Cercavate un’emozione autentica e il Grande Fratello vi ha sommerso con lazzi, rutti e peti. Come uscirne? Nel nostro piccolo, possiamo suggerire un tentativo articolato in tre fasi: 1) procuratevi Fathoms Deep di Linda Lewis e Perfect Angel di Minnie Riperton; 2) conservateli nello scaffale “segreto”, accanto alla bottiglia di Talisker e all’autobiografia di Frank Zappa; 3) tirateli fuori nei momenti difficili. Come per incanto, i tratti lombrosiani di Cicchitto e Calderoli vi sembreranno solo un brutto ricordo. Rispettivamente domiciliate a Londra e Los Angeles, le due cantautrici entrarono per vie diverse nell’orbita di Stevie Wonder, l’una ricevendo dall’artista pubblici attestati di stima, l’altra diventandone pupilla e voce prediletta. Ulteriori affinità erano ravvisabili nell’inconsueto, comune retroterra folk/soul, negli acuti spacca-cristalli di cui entrambe le ragazze erano capaci e nella produzione affidata ai mariti - Jim Cregan e Richard Rudolph - in grado di creare un suono denso e pastoso: il piano elettrico è spesso screziato dalla chitarra acustica, il rullante è soffice come un guanciale, i ritmi lenti si alternano a quelli sostenuti, senza mai superare il limite di velocità. Per giudizio unanime degli ascoltatori, i dischi in oggetto segnano il vertice di carriere che, pur continuando a brillare, non raggiungeranno più questi livelli.
Perfect Angel - Rispetto a Linda, Minnie si avvaleva del sostanzioso “aiutino” di Stevie Wonder, che in studio si prodigò tra spartiti, tastiere, batteria etc.: anche per questo, comunque si interpreti la foto di copertina - allusione piccante o, all’opposto, posa fanciullesca - Perfect Angel è un piccolo capolavoro. Con Reasons, Every Time He Comes Around e Seeing You This Way, l’ex-musa dei Rotary Connection dispiega una trascinante esuberanza vocale. Stevie stende una mano di vernice psichedelica sull’arrangiamento di Take A Little Trip e diffonde il proprio impareggiabile intuito melodico sulla title-track. It’s So Nice (To See Old Friends) combina efficacemente il classico schema della ballad con lo spirito “hippy” dei Jefferson Airplane; The Edge Of A Dream è un originale, sublime omaggio allo stile Motown, che avrebbe ben figurato accanto alle indimenticabili cover di Laura Nyro (Gonna Take A Miracle). A sorpresa, un’incantevole serenata con coro di uccellini cinguettanti - Lovin’ You - arrivò in cima alle classifiche, sia in U.S.A. che nel Regno Unito. «… Lovin’ you is easy ‘cause you’re beautiful …»: oggi di queste parole si riderebbe sguaiatamente. [Linda Lewis - Fathoms Deep] - B.A.


MINNIE RIPERTON - ADVENTURES IN PARADISE (1975)

MINNIE RIPERTON - STAY IN LOVE (1977)

MINNIE RIPERTON - MINNIE (1979)

MINNIE RIPERTON - LOVE LIVES FOREVER (1980)

ROCKIE ROBBINS - I BELIEVE IN LOVE (1981)

SMOKEY ROBINSON - SMOKEY (1973)

SMOKEY ROBINSON - PURE SMOKEY (1974)

SMOKEY ROBINSON - A QUIET STORM (1975)

SMOKEY ROBINSON - LOVE BREEZE (1978)

SMOKEY ROBINSON - WHERE THERE’S SMOKE (1979)

SMOKEY ROBINSON - WARM THOUGHTS (1980)

SMOKEY ROBINSON - BEING WITH YOU (1981)

DIANA ROSS - DIANA ROSS (1970)

DIANA ROSS - EVERYTHING IS EVERYTHING (1970)

DIANA ROSS - SURRENDER (1971)

DIANA ROSS - TOUCH ME IN THE MORNING (1973)

DIANA ROSS / MARVIN GAYE - DIANA & MARVIN (1973)

DIANA ROSS - LAST TIME I SAW HIM (1973)


DIANA ROSS - DIANA ROSS (1976)

Quasi tutti i brani di Diana Ross sono disponibili da anni su diverse antologie. Eppure, l’emozione trasmessa nel 1976 dal Long Playing originale resta insuperata. Il ritratto in bianco e nero fotografato da Victor Skrebneski turbava gli adolescenti dell’epoca con un richiamo misterioso e irresistibile. L’effetto congiunto della copertina e del trittico introduttivo era travolgente: 1) sublime tema conduttore dell’omonimo film diretto da Berry Gordy (Mahogany), composto da Michael Masser e Gerry Goffin, incorniciato nel sontuoso arrangiamento di Lee Holdridge, Theme From “Mahogany” (Do You Know Where You’re Going To?) rimane uno dei più emblematici evergreen degli anni Settanta; 2) lo stesso Masser firma la stupenda melodia di I Thought It Took A Little Time (But Today I Fell In Love), quintessenza della canzone sofisticata, oltre che candida resa ai capricci del cuore; 3) divisa in due parti, Love Hangover inizia come sensuale soul ballad, per poi trascendere in un’impetuosa festa danzante che si protrae per cinque minuti. L’esplosiva energia di One Love In My Lifetime determinò la pubblicazione del quarto singolo tratto dall’album. Attraverso il vezzoso charleston di Kiss Me Now e la cover dell’immortale Smile, Diana rende omaggio, rispettivamente, a Louis Armstrong e Charlie Chaplin. Pur nobilitata dal sigillo di Michael Masser e Ron Miller, After You sarà ripresa con maggior convinzione da Roberta Flack (Blue Lights In The Basement). - B.A.


DIANA ROSS - BABY IT’S ME (1977)

DIANA ROSS - ROSS (1978)


DIANA ROSS - THE BOSS (1979)

La splendida ristampa CD della Culture Factory replica fedelmente confezione e grafica Motown di fine anni Settanta, restituendoci un album che non va confuso coi rifiuti indifferenziati allora dispersi nell’etere dalle balere americane. D’altronde, i credits parlano chiaro: otto canzoni su otto scritte e prodotte da Ashford & Simpson [terza collaborazione discografica tra coppia e interprete, dopo i magnifici Diana Ross (1970) e Surrender], archi e fiati arrangiati da Rob Mounsey, al basso elettrico Anthony Jackson o Francisco Centeno, Ray Chew alle tastiere, Eric Gale alla chitarre, la stessa Valerie Simpson al pianoforte, Sua Altezza Michael Brecker al sax tenore* … gente che si scomoda solo per progetti seri. La scaletta alterna intensi momenti di abbandono emotivo (All For One, I’m In The World) a contagiosi slanci di frenesia ritmica (I Ain’t Been Licked, The Boss, Once In The Morning), per poi squadernare tre classici che valgono l’acquisto: 1) l’introduttiva No One Gets The Prize è una drammatica ouverture soul squassata dagli acuti di Diana … certo, ballabile … ma che male fa se la cifra musicale è più che brillante? 2) pop-song pubblicata anche a 45 giri, It’s My House nobilita il proprio refrain quasi fanciullesco con una superba qualità melodica; 3) sontuosa ballad per adulti che reca l’ inconfondibile sigillo degli autori/coniugi, Sparkle* ottiene all’istante lo status di capolavoro. - B.A.

Special Thanks: Rory MacPherson


DIANA ROSS - DIANA (1980)

DIANA ROSS - WHY DO FOOLS FALL IN LOVE (1981)

DIANA ROSS - SILK ELECTRIC (1982)


DIANA ROSS - ROSS (1983)

Nonostante tre inediti firmati espressamente per Diana da Michael McDonald, Donald Fagen e Marc Jordan - reduci dalla pubblicazione dei rispettivi capolavori (If That’s What It Takes; The Nightfly; A Hole In The Wall) - Ross (da non confondere con l’omonimo titolo del 1978) è uno degli album meno venduti della grande diva. Enigmi dell’industria discografica. Eppure, sotto l’accorta supervisione di Gary Katz, gli stessi Michael e Donald parteciparono alle sedute: il primo suonando il piano e unendosi ai cori di Shirley Matthews e Clydie King, l’altro personalizzando la sua canzone con uno splendido assolo di sintetizzatore. Ecco allora una breve didascalia per i ritardatari: 1) That’s How You Start Over è un moderno R&B in stile Doobie Brothers, scritto da McDonald insieme a Ed Sanford (The Sanford/Townsend Band) e potenziato dalla scattante sezione fiati di Jerry Hey; 2) scandita dai solenni accordi del polymoog e dall’elegante 'beat' di Jeff Porcaro, Love Will Make It Right è la cronaca crudele di un tradimento incrociato che mina la serenità e gli equilibri affettivi di due coppie di amici - un turbine di passioni a metà strada tra Babylon Sisters e Maxine, che accresce il rammarico per i mitici brani “perduti” di Gaucho (Heartbreak Souvenir; The Second Arrangement); 3) Joe Walsh e Larry Carlton accendono le chitarre su Pieces Of Ice, inquietante affresco al neon di Marc Jordan, nel cui video Diana era immersa in una scenografia glaciale e misteriosa. Bella anche Let’s Go Up, di Franne Golde, ripresa con altrettanta classe da Helen Reddy (Imagination). Il resto del materiale è piacevole ma accessorio. Il CD vale l’acquisto soprattutto per i pezzi d’autore. - B.A.


DIANA ROSS - SWEPT AWAY (1984)

DIANA ROSS - EATEN ALIVE (1985)

ROTARY CONNECTION - ALADDIN (1968)

ROTARY CONNECTION - DINNER MUSIC (1969)


DAVID RUFFIN - MY WHOLE WORLD ENDED (1969) FOREVER YOUNG

DAVID RUFFIN - FEELIN’ GOOD (1969) FOREVER YOUNG

DAVID RUFFIN - DAVID (1971) FOREVER YOUNG

DAVID RUFFIN - DAVID RUFFIN (1973) FOREVER YOUNG

Membro storico dei Temptations, David Ruffin se ne andò alla vigilia della svolta psichedelica di Cloud Nine, riuscendo nell’impresa di abbandonare il più grande gruppo vocale della storia restando comunque un cantante di successo. I suoi primi lavori in veste di titolare sintetizzano l’estetica Motown degli anni d’oro in un idioma limpido, compiuto, diretto, parto di un’evoluzione complessa eppure intelligibile per chiunque.
My Whole World Ended - La bella foto di copertina ci introduce nell’inquieto mondo di Ruffin, dove i sentimenti sono spesso tormentati (Pieces Of A Man, Somebody Stole My Dream, I’ve Lost Everything I’ve Ever Loved, Flower Child, The Double Cross, World Of Darkness) e la consolazione è merce rara (We’ll Have A Good Thing Going On, My Love Is Growing Stronger). Ai due estremi del percorso emotivo si fronteggiano gli opposti esiti di My Whole World Ended (The Moment You Left Me) ed Everlasting Love, esempi classici del rivoluzionario stile concepito a Detroit.
Feelin’ Good - Tale era l’impeto creativo del momento che da un album al successivo si notano progressi sorprendenti, soprattutto considerando che le diverse session erano ravvicinate o, talvolta, addirittura sovrapposte. Sul secondo capitolo la spinta ritmica diventa più incalzante, configurando un modello espressivo anticipatore del funk [Loving You (Is Hurting Me), I Pray Everyday You Won’t Regret Loving Me, I Don’t Know Why I Love You, The Letter]. Eccellenti le cover d’autore: Feeling Alright, scritta da Dave Mason per il secondo album dei Traffic (Traffic) e What You Gave Me, pagina giovanile di Nickolas Ashford e Valerie Simpson. La clamorosa vicenda di Barack Obama rappresenta la più piacevole smentita della pur splendida I Could Never Be President.
David - Il terzo episodio rimarrà inedito fino al 2004, e sarà pubblicato in un’elegante confezione dalla Hip-O*. Le ragioni di un tale abominio rimangono avvolte dal mistero, né ascoltando il CD si comprende il motivo di quella scandalosa censura trentennale. Il magnifico bis firmato dal trio Nick Zesses, Dino Fekaris, Henry Cosby (Each Day Is A Lifetime, I Can’t Be Hurt Anymore). Un superbo arrangiamento di Rainy Night In Georgia, lo standard di Tony Joe White già inciso da Brook Benton e ripreso nel 1981 anche da Randy Crawford (Secret Combination). Queste e altre meraviglie (Anything That You Ask For, I Want You Back, Out In The Country, I’ve Got A Need For You, Anything That You Ask For, Let Somebody Love Me, For The Shelter Of Your Love, Don’t Stop Lovin’ Me) fanno di David un autentico tesoro dissepolto ... meglio tardi che mai.
David Ruffin - Il produttore Bobby Miller sigla l’80% della scaletta, offrendo alla ruvida voce di Ruffin la filosofia “on the road” di The Rovin’ Kind, il sincero romanticismo di Common Man, la scanzonata atmosfera di There Will Always Be Another Song To Sing, la spinta cinetica di Blood Donors Needed (Give All You Can) e Go On With Your Bad Self, il solenne gospel di A Little More Trust, la vita vissuta di A Day In The Life Of A Working Man. Grazie a una performance sublime, l’incantevole ballad di Kenny Gamble e Leon Huff I Miss You (Part 1) diventa un’opera d’arte. La straordinaria intepretazione di (If Loving You Is Wrong) I Don’t Want To Be Right precede, senza superarle, le rispettive versioni di Millie Jackson (Caught Up) e Rod Stewart (Foot Loose & Fancy Free) del memorabile evergreen di casa Stax (Homer Banks, Carl Hampton, Raymond Jackson). [P.S. - *La stessa etichetta ha raccolto in una lussuosa doppia coppia di ristampe i sette titoli originali del periodo 1969/1977 (The Great David Ruffin: The Motown Solo Albums, Vol. 1/2).] - B.A.


DAVID RUFFIN - ME ‘N ROCK ‘N ROLL ARE HERE TO STAY (1974)

DAVID RUFFIN - WHO I AM (1975)

DAVID RUFFIN - EVERYTHINGS COMING UP LOVE (1976)

DAVID RUFFIN - IN MY STRIDE (1977)

DAVID RUFFIN - SO SOON WE CHANGE (1979)

DAVID RUFFIN - GENTLEMAN RUFFIN (1980)

RUFUS / CHAKA KHAN - RUFUS (1973)

RUFUS / CHAKA KHAN - RAGS TO RUFUS (1974)

RUFUS / CHAKA KHAN - RUFUSIZED (1974)

RUFUS / CHAKA KHAN - RUFUS FEATURING CHAKA KHAN (1975)

RUFUS / CHAKA KHAN - ASK RUFUS (1977)

RUFUS / CHAKA KHAN - STREET PLAYER (1978)

RUFUS / CHAKA KHAN - MASTERJAM (1979)

RUFUS / CHAKA KHAN - CAMOUFLAGE (1981)

PATRICE RUSHEN - SHOUT IT OUT (1976)

PATRICE RUSHEN - PATRICE (1978)

PATRICE RUSHEN - PIZZAZZ (1979)

PATRICE RUSHEN - POSH (1980)

PATRICE RUSHEN - STRAIGHT FROM THE HEART (1982)

BRENDA RUSSELL - BRENDA RUSSELL (1978)

BRENDA RUSSELL - LOVE LIFE (1981)


BRENDA RUSSELL - TWO EYES (1983)

Per questa estate che si preannuncia contraddistinta da un vuoto pneumatico di idee, valori, qualità, proviamo a segnalare ai giovani più sfigati della storia (gli adolescenti degli anni Ottanta) un album in grado di lenire la depressione generazionale di chi ebbe come modelli di riferimento estetici Drive In e Gioca Jouer. Brenda Russell è una sofisticata signora nata a Brooklyn e cresciuta dando del tu a Elton John, Robert Palmer, Michael Franks … la figura ideale da cui farsi soccorrere quando incombono le “serate evento” o i “rave party”. Dopo un paio di dischi pregevoli ma incompiuti, per il terzo capitolo Brenda abbraccia senza indugi la dottrina A.O.R. in sinergia con alcuni dei suoi massimi esponenti. Il trittico introduttivo è da antologia del genere e varrebbe da solo il prezzo del CD: il tocco di Bill LaBounty si avverte nel passaggio lirico di un inguaribile “bastian contrario” - … I don’t want to look for love, I want love to find me … - e nella sublime sintesi di finezza e seduzione che esalta la sequenza riff/strofa/ritornello di I Want Love To Find Me; l’elegante cadenza curvilinea di It’s Something rivela la partecipazione allo spartito di David Foster, per l’ennesimo standard firmato dal tastierista/produttore (poi ripreso da Lalah Hathaway); i micidiali accordi del piano elettrico percossi dal co-autore Michael McDonald scandiscono il ritmo di Hello People, travolgente ode all’ottimismo sentimentale che non schizzò in vetta alle classifiche perché le radio erano in mano a personaggi come Claudio Cecchetto*. Sotto la guida del guru Tommy LiPuma, nobilitata da contributi strumentali di lusso (Leon Pendarvis, Robbie Buchanan, Caleb Quaye, Dean Parks, Nathan East, Jeff Porcaro, John Robinson etc.), la scaletta si dipana lungo raffinate pop-song (Two Eyes), ballad scritte con Don Grusin (Stay Close), dediche prestigiose (Jarreau), affreschi metropolitani (New York Bars), drappelli di ospiti illustri e sprecati (I’ll See You Again, Look Down, Young Soldier). Le vacanze al mare sono salve. [P.S. - 1) *Claudio Cecchetto, Giugno 2016: «Jovanotti è il più grande artista italiano». 2) Stevie Wonder, Al Jarreau, Christopher Cross, Randy Crawford, Rita Coolidge, David Lasley, Leon Ware, James Ingram, Patrice Rushen.] - B.A.

Consulenza: Lorenzo 7Panella

 

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